The Last God, come è nata la collaborazione con Phillip Kennedy Johnson e cosa ti ha lasciato questa esperienza...
Il lavoro con Phillip è nato come solitamente succede nelle aziende editoriali. Non conoscevo Phillip ne il suo lavoro e un editor DC ci ha presentato. Dopo aver parlato un po' del progetto ci siamo sentiti in sintonia e abbiamo convenuto che sarebbe avremmo potuto collaborare splendidamente: io adoro il fantasy e l'horror e Phillip era entusiasta del mio lavoro. A mio avviso siamo stati un bel team perché ognuno si fidava dell'altro e nessuno ha imposto nulla. Massima libertà e collaborazione: elementi a mio avviso indispensabili (non sempre facili da trovare) al fine di cercare di ottenere un buon prodotto! Inoltre Phillip cura davvero molto il suo lavoro, il suo modo di raccontare è mi affascina molto e, da bravo amante del fantasy, sa quando è il momento di scatenare scene epiche. Perfetto per me!
Il mio personaggio preferito è Superman. Chi non legge fumetti o non si è mai avvicinato al personaggio, lo ha sempre visto come un "ragazzone" in tuta, bello, buono e gentile. Poi artisti come te o Ross mi hanno fatto amare il personaggio per quello che davvero è: una psicologia, anima e storia tra le più profonde dei personaggi Dc o Marvel. Il disegno, in questo caso, può venire in "soccorso" del personaggio?
Non ho mai avuto l'occasione di lavorare su pagine interne di Superman, ho fatto soltanto delle cover. Ad ogni modo sono d'accordo sul fatto che dietro la figura di Superman ci sia davvero tanto da scoprire e analizzare. In effetti credo che tutti i personaggi dei vari fumetti, soprattutto quelli che hanno una "età" e hanno avuto modo di maturare, possiedono moltissime sfaccettature psicologiche e simbolismi che possono far davvero riflettere. Anzi penso che personaggi come Superman rappresentino i valori delle società che lo hanno conosciuto nel tempo. Sebbene sia un ragazzone grande e grosso, oggi sappiamo che Superman, nonostante la sua natura quasi onnipotente, ha molte fragilità e tormenti. È una figura affascinante a mio avviso. Sicuramente il disegno, aiuta moltissimo a rappresentare le caratteristiche di un personaggio e forse è fondamentale! Un personaggio può essere descritto in un modo o in un altro, ma a seconda d come viene illustrato attraverso la pittura (ma anche in un film) trasmette sensazioni diverse. La rappresentazione grafica di un concetto è più diretta di un semplice messaggio scritto. E' così da sempre e lo è anche oggi.
Italia, Francia e Stati
Uniti d'America.
Tre
mondi e mondi del fumetto diversi per storia e per approccio da parte del pubblico.
Di queste tre realtà, quali sarebbero i pregi che, combinati, renderebbero ideale la tua visione di pubblico e critica?
Non è semplice rispondere e soprattutto non credo ci sia un unica e sempre valida risposta. Non ho mai lavorato per l'Italia quindi, non conoscendo in prima persona questo mercato, non posso esprimere opinioni, tantomeno sul pubblico e la critica. Per quanto concerne Francia e America ,anche se in buona parte già succede, credo che si possa differenziare maggiormente le opere mainstream da quelle più autoriali.
Da artista hai mai
attraversato quel famoso momento a fine opera che ti rende ipercritico su qualche dettaglio, minuzia?
Se si, hai una maniera particolare per
superarlo? Sono sempre ipercritico con me stesso...ma l'esperienza e la
professionalità aiutano a capire che bisogna sempre trovare un compromesso tra quello che vorremmo fare e le deadline. Personalmente non sono uno che facilmente si accontenta (il 90% di
quello che faccio dopo qualche ora lo brucerei AHAHAH!) ma ho imparato a essere
obiettivo.
Secondo la tua visione ed esperienza, dopo questo periodo incerto a livello globale, credi che il mondo del fumetto potrebbe evolvere in qualche direzione specifica?
Credo che in questo periodo il fumetto abbia in realtà consolidato le sue caratteristiche ma, come è sempre accaduto, si evolverà inevitabilmente. Non saprei dire quale direzione prenderà, soprattutto a lungo termine.
Tu sei un artista che lavora con una tecnica tradizionale in un mondo in cui il digitale sembra farne da padrone; cosa pensi dell'arte digitale? Pensi che sia più facile per un artista digitale diventare un professionista in questo settore rispetto ad uno che lavora in tradizionale?
Premesso che so lavorare anche in digitale (alcuni lavori di concept design, per praticità, li ho fatti in digitale), ritengo che una tavola grafica sia solo un mezzo. Quello che conta è la persona che la usa, la sua preparazione e le sue conoscenze (anatomia, prospettiva, colore e così via) e le sue abilità. Saper conoscere un programma non fa di un a persona un artista preparato e competente. Se mancano le nozioni tecniche e artistiche tradizionali, il mezzo digitale non può porre rimedio. Ne sono assolutamente convinto! Inoltre in tanti anni non è mai capitato che mi venisse imposto di lavorare in tradizionale o in digitale (e garantisco che non sono l'unico ad affermarlo). Non parlo solo di fumetti o illustrazioni. L'imprenditore che assume un artista è interessato al prodotto finale, non alle tecniche che usa. Nonostante ciò, ritengo sia indispensabile essere aggiornati e quindi saper utilizzare anche i mezzi digitali
Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Concludi come meglio preferisci…
Ringrazio a voi per l'intervista e spero di aver risposto in modo esauriente alle domande.
Hai mai sentito il bisogno di usare la colla per costruire le tue opere? Cosa ne pensi delle colle e dei LEGO ™ in generale?
Incollo quasi tutte le mie opere d'arte. È di fondamentale importanza.
Con diversi tour dei musei che attraversano il mondo, spedisco sempre le opere d'arte ed è importante che arrivino in un unico pezzo.
Se l'arte che ho creato non avesse mai il mio studio, non avrei bisogno di incollare. Ma il processo di spedizione mi richiede di incollare tutto insieme. Ciò significa anche, ovviamente, che il processo di creazione è molto lento, poiché ogni mattone ha bisogno di un po' di colla mentre costruisco.
Costruisci le tue opere utilizzando un solo tipo di mattoncino LEGO ™ invece di scegliere il pezzo giusto per ogni dettaglio delle tue opere: ti identifichi più come un artista LEGO ™ o come un artista "3d pixel"?
Non ci ho davvero pensato.
Mi identifico come un artista di mattoni. Uso i mattoni con cui sono cresciuto. Mi piacciono le linee distinte e gli angoli acuti dei mattoncini LEGO. I quadrati ei rettangoli sono i miei pezzi preferiti. Quando vedi le mie sculture da vicino, vedi tutti quegli angoli retti. Ma poi, quando ti allontani dalle sculture e le vedi da un'angolazione diversa, tutti quegli angoli si fondono in curve. Come la vita, è tutta una questione di prospettiva.
Parlando di giocattoli a blocchi in generale, come ti senti riguardo ai diversi tipi di sistemi a blocchi di costruzione? (entrambi gli altri sistemi e compatibili / contraffatti LEGO)
In qualità di LEGO MasterBuilder e LEGO Certified Professional, ho una storia con il marchio e un contratto di licenza con il LEGO Group. Inoltre, ho oltre 10 milioni di elementi LEGO nel mio inventario. Per questi motivi, tendo a restare fedele ai mattoncini LEGO per le mie creazioni. Tuttavia, penso che le persone escano sempre con elementi e stampe unici che migliorano l'esperienza LEGO. Si possono trovare elementi stampati in 3D o elementi LEGO ufficiali con grafica stampata, ecc...Che sono un'aggiunta divertente alle proprie creazioni LEGO.
Hai fatto così tanti lavori nel corso degli anni. Hai un preferito?
Sono tutti i miei preferiti. Non posso sceglierne solo uno. Il pezzo più iconico è "Yellow" che raffigura il busto di una figura a grandezza naturale che si squarcia il petto mentre migliaia di mattoni gialli fuoriescono. Più persone mi contattano per quel pezzo che per qualsiasi altro. Per me si tratta di dare tutto quello che hai così tanto che la tua anima sta fuoriuscendo.
Secondo la tua esperienza, cosa possono imparare i bambini costruendo con i Lego?
Nella mia esperienza, i bambini possono imparare qualsiasi cosa dai mattoncini LEGO. Ad esempio, nella mia mostra, The art of the Brick, ho alcune repliche di famose opere d'arte della storia dell'arte. Questo è un ottimo modo per insegnare ai bambini il mondo dell'arte attraverso un mezzo con cui hanno familiarità.
Ma ovviamente quando costruiscono con LEGO, i bambini possono imparare la matematica, i colori, l'organizzazione, la coordinazione occhio-mano e come usare la loro immaginazione. E altro ancora.
Con che tipo di cose ti divertivi a giocare quando eri bambino?
La mia attitudine all'arte è iniziata quando ero molto giovane. I miei genitori incoraggiavano sempre la creatività, quindi io e mia sorella abbiamo avuto molti giocattoli creativi crescendo. Dipingevamo con gli acquerelli, disegnavamo con i pastelli e creavamo cose con l'argilla.
Avevamo anche altri giocattoli da costruzione che ci permettevano di costruire cose. Ma i LEGO sono diventati il nostro giocattolo preferito, perché potevamo costruire tutto ciò che volevamo.
Una delle storie di cui scrivo in The Art of the Brick: A Life in LEGO è che quando avevo dieci anni, ho chiesto ai miei genitori un cane, ma quando non sono riuscito a prendere un cane, ho costruito un life-dog di taglia in mattoncini LEGO. Quello potrebbe essere stato il primo momento della lampadina in cui mi sono reso conto che non dovevo costruire quello che c'era sulla parte anteriore della scatola.
Posso usare questo giocattolo per costruire qualsiasi cosa sto pensando. Se volessi fingere di essere un astronauta, potrei costruire il mio razzo spaziale. Se volessi fingere di essere una rockstar, potrei costruire la mia chitarra. Non c'erano limiti e non dovevo seguire le istruzioni. E questo ha influenzato la mia arte.
Ok, grazie per l'intervista Mr. Sawaya. Concludi come preferisci ...
Durante il mio viaggio personale, ho imparato che l'arte non è un optional.
Non è bello avere, è un must. Quando ero un avvocato, non ero felice, ma creare arte mi ha reso felice e alla fine ho cambiato la mia carriera per concentrarmi sul fare arte. Non sono l'unico a essere influenzato positivamente dall'esercizio della creatività. È stato dimostrato più volte che gli studenti ottengono risultati migliori nelle scuole quando sono esposti all'arte.
Quando l'arte fa parte del curriculum si ottengono punteggi dei test e tassi di conseguimento più elevati. E la creazione di arte è spesso utilizzata in molti tipi di terapia e recupero. Creare arte ti rende più felice. Creare arte ti rende più intelligente. Creare arte ti rende più sano. Chiaramente, creare arte ti rende una persona migliore. Voglio ispirare le persone a fare arte, in modo che creino un mondo migliore.
Un pensiero elevato? Certo, lo so, ma perché no?
(Grazie Mr. Sawaya n.d.r. Francesco)
credits: intervista a 4 mani con Valerio Amedei
Mr. Mitchel, sono davvero eccitato. Le tue foto sono un punto di riferimento per tutto il mondo della Toy Photography e non solo .. Cosa significa per te dare vita ai giocattoli nelle foto?
Grazie. È davvero un modo per me di raccontare storie incredibili, divertenti o sciocche usando personaggi con cui io e gli altri abbiamo un legame. Mi piace fotografare i giocattoli di cui ho ricordi della mia infanzia o dell'infanzia di mia figlia. Quella connessione emotiva è spesso mostrata nelle fotografie.
Le tue foto sembrano così complesse, poi ho visto alcuni video in cui le tecniche sono semplici come l'aria compressa. Puoi parlarci di altre tecniche che usi?
Mi piace creare effetti pratici, il che significa che sono reali, non digitali. Se vedi un'esplosione, è perché ho usato i fuochi d'artificio per crearla, il che è molto divertente! Se vedi fumo e fuoco è perché stavo effettivamente bruciando qualcosa. E ovviamente tutti i miei schizzi di liquidi - acqua, latte, ecc. - sono tutti reali e di solito creati facendo esplodere il liquido con una bomboletta di aria compressa. Considero questi effetti come personaggi secondari nelle mie immagini, poiché hanno tutti un ruolo importante da svolgere nell'immagine e supportano le storie che sto raccontando.
Come si evolverà questo tipo di attività con la presenza sempre più massiccia di filtri e / o foto manipolazione?
Quando possibile, sceglierò sempre effetti pratici rispetto a quelli digitali. Ma non esiterò a usare un effetto o una tecnica digitale se penso che porterà a un'immagine più forte o aiuterà a raccontare meglio la storia. Uso Photoshop per rimuovere elementi indesiderati come cavi di supporto e altre cose usate per creare l'immagine. Penso che tutti dovrebbero fare tutto ciò di cui hanno bisogno per creare le immagini più forti possibili. Nessun giudizio, divertiti ahah!
Ti ricordi la prima foto?
Sì, molto chiaramente! Era nell'agosto 2015. Mio nipote mi ha portato in un parco per sparare ai giocattoli con lui e mi ha prestato un paio di Stormtrooper per sparare (non avevo giocattoli in quel momento!). Li ho sistemati su un albero e ho scattato la foto. Ho capito da quel momento che la fotografia di giocattoli era qualcosa di incredibile e che avrei potuto farne una carriera.
Toy Fair New York 2020 e la tua galleria fotografica. Quali sono stati i commenti che ti hanno reso più felice?
La maggior parte delle persone non ha mai visto fotografie di giocattoli come la mia, quindi è stato davvero bello vederle provarle per la prima volta alla Toy Fair di New York. Di solito quando una persona vede le mie foto per la prima volta la sua mascella cade un po' e poi pensa o dice "come ??" Altre volte guarderanno il mio lavoro e si limiteranno a sorridere o ridere. Lo adoro!
Questa frase "l'età non dovrebbe impedirti di giocare o divertirti". Ho quasi 40 anni e molte persone mi dicono "ma sono solo giocattoli! Hai 40 anni!". Poi vedo te, passione e lavoro insieme: quando è avvenuta la magia?
Penso che la magia sia iniziata dal primo momento in cui ho potuto prendere in mano un giocattolo da bambino. E penso che sia parte della magia per chiunque veda il mio lavoro… li riporta alla loro infanzia. Ognuno di noi ha giocato con i giocattoli quando eravamo bambini, è qualcosa che abbiamo tutti in comune. Quindi vedere i nostri giocattoli preferiti prendere vita può riportarci indietro a quando eravamo bambini noi stessi.
Marvel, Star War, Mars Attack, LOTR... ma Toy Story è la tua vera passione. Ho sbagliato?
Non ti sbagli ahah!
È sicuramente una delle mie proprietà preferite da cui creare immagini. Ho visto i film di Toy Story decine di volte con mia figlia mentre cresceva, quindi provo una grande nostalgia per questi film e conosco molto bene i personaggi. Mi piace anche il fatto che i personaggi siano giocattoli, quindi si adattano perfettamente agli oggetti di scena e agli ambienti a misura d'uomo.
Tre consigli che, se potessi tornare indietro nel tempo, daresti a un giovane Mitchel Wu?
1. Non dimenticare la magia dei giocattoli e come sono stati una parte così importante della tua vita da bambino.
2. Tieni per sempre i tuoi giocattoli, giochi e fumetti! (Sono abbastanza sicuro che mia madre abbia buttato via alcuni fumetti che sarebbero molto preziosi oggi!)
3. Non smettere mai di giocare e non dimenticare mai il bambino di 10 anni che eri una volta.
Ok Mr. Mitchel, l'intervista è finita e grazie ancora. Ho promesso di essere un tour manager a Roma. Ok?
Grazie, Francesco. Questa è stata un'intervista divertente! E ci vediamo a Roma!
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Simone, benvenuto sulle pagine del Grande Giove Blog. Dando un'occhiata al tuo Instagram, ho notato che inizialmente eri più orientato su foto artistiche e naturalistiche, quando è arrivata la passione per la Toy Photography?
Ciao Francesco, grazie mille per l'invito, si, la mia passione fotografica nasce circa una decina di anni fa con l'esplorazione e la documentazione fotografica di posti abbandonati (urbex) e la fotografia naturalistica, ho poi successivamente abbandonato la prima perché mi si sono presentate nuove opportunità quali diversi servizi fotografici. Purtroppo non nascondo che la fotografia naturalistica, soprattutto quella notturna, mi affascinava ancora
troppo e dopo un periodo di assenza, appena si è ripresentata l'occasione ho ricominciato ad andare assiduamente in montagna. La passione per la Toy Photography è arrivata casualmente poco tempo fa, complice il lockdown e l'impossibilità di spostarsi, stavo pensando a dei biglietti per gli auguri di Natale e mi sono ritrovato in mano due dinosauri della Schleich di mio figlio...ho pensato:'' perché un velociraptor non può scambiarsi dei regali con un carnotauro?'' cosi ho provato a scattare con il cellulare quella foto, con due lucine di Natale dietro come sfondo...e purtroppo o per fortuna ho scoperto che mi piaceva.
Parlaci della tua attrezzatura...
Fortunatamente avevo già tutta l'attrezzatura e a parte la prima foto scattata con il cellulare, tutte le altre sono scattate con una reflex Canon 6d ed un obiettivo 135mm f2, uso inoltre dei faretti led portatili, flash e stativi di varie misure.
Le tue fotografie hanno un notevole dinamismo, usi particolari tecniche?
Nessuna in particolare, diciamo che la cosa più difficile è cercare di creare dinamismo con dei giocattoli, mi servo quindi di bombolette di aria compressa, acqua, fumo artificiale, micce pirotecniche o piccoli petardi, dipende dalla foto. A volte utilizzo solo uno di questi elementi altre volte due o tre quasi contemporaneamente, allora si che diventa un po' più complicato perché, nel frattempo, devo anche scattare.
Alcuni fotografi con il quale mi sono confrontato, mi hanno dato diverse versioni di come pensano le proprie foto (ad esempio leggendo fumetti). Le tue idee sono istintive o studiate?
Guarda ti dirò, a volte passo giorni a pensare alla prossima foto senza concludere nulla, altre volte invece passo davanti ai miei soggetti e capisco subito come mixarli, non c'è una regola fissa dipende dai momenti.
Ritocchi mai le tue foto?
Come già accennato prima, utilizzo per ottenere dinamismo diversi strumenti di lavoro; quindi il fumo, l' acqua, il fuoco che vedi e vedrai nelle mie foto, è e sarà sempre reale, primo perché è più divertente utilizzarli e secondo perché credo che l'effetto di questi sia sempre più naturale se reale. Logicamente mi appoggio a programmi come Photoshop e Lightroom per eliminare eventuali supporti che sono serviti per fissare il gioco e migliorare la foto (accendere dei fari di una macchinina ad esempio) e per correggere tutti quei parametri di esposizione e colore.
Cosa deve avere una fotografia, secondo te, per essere considerata artistica?
La fotografia di oggi purtroppo deve rispettare dei canoni precisi, ha delle regole che nel corso degli anni sono diventate sempre più ferree, infatti è molto semplice trovare una foto perfetta ma è sempre più raro trovare una fotografia che va fuori dagli schemi, che non segue una linea guida ma che va compresa perché racchiude magari un significato più profondo, ed è proprio questa la mia visione di foto artistica.
Purtroppo in un mondo che va sempre di corsa è più facile apprezzare una foto perfetta che una artistica.
Parlando di fotografia a 360°, c'è un fotografo che consideri "maestro"?
Sicuramente la fotografia che conosciamo noi è il frutto di maestri del passato, tutti hanno contribuito nei rispettivi generi a migliorare quest'arte.
Nella mia piccola esperienza mi sono comunque documentato molto e ho cercato di apprendere un po' dall'insieme e non dal singolo individuo.
La Toy Photography è una vera e propria sfida. La tua prossima sfida? Ci dai una piccola anticipazione?
Avendo iniziato da molto poco questa sfida per me è ancora in pieno svolgimento, ho finalmente trovato un genere dove la regola principale è avere immaginazione sia in fase di preparazione che in fase di visione successiva... sono giocattoli e si prestano a mix di combinazioni infinite.
Ok, Simone. Grazie davvero per il tempo che mi hai dedicato. Concludi come preferisci.
Grazie a te Francesco per avermi dato l'occasione di far conoscere il mio genere, purtroppo ho notato che qui in Italia il mercato ludico è molto indietro rispetto ad altri paesi, la Toy Photography è quasi sconosciuta nel nostro paese se non per pochi appassionati.
L' intenzione nel mio piccolo è quella di far conoscere questo genere di fotografia a chi ne è all' oscuro, in fondo non si è mai troppo grandi per viaggiare con la fantasia e cosa può farcelo fare meglio dei giocattoli? In fondo siamo ''in debito'' verso di loro, ci hanno in qualche modo cresciuto facendoci viaggiare ogni giorno con la nostra immaginazione.
Cosa ci vieta di continuare?
Attitudine, conoscenza e competenza. Per me, questi tre fattori, sono parte fondamentale quando bisogna parlare seriamente di un qualcosa. Ed è per questo motivo che ho deciso di coinvolgere il mio amico amicissimo Valerio Amedei in questa intervista, grandissimo cultore del mondo di Topolino a 360°, ma, soprattutto, amante viscerale di Paperinik.
Potevo lasciarlo fuori? Assolutamente no.
Innanzitutto grazie per averci dedicato il tempo per questa chiacchierata!
Noi ti conosciamo soprattutto come disegnatore di Topolino, per cui inchiostri da più di trentacinque anni. La maggior parte delle tue storie sono ambientate a Paperopoli: c'è qualcosa che ti porta a preferire i Paperi ai Topi, sia nello stile grafico che in quello narrativo?
Solitamente la scelta della sceneggiatura è decisa dalla redazione in base alle nostre capacità e attitudini grafiche, devo dire che mi sono trovato spesso storie con i paperi che, comunque preferisco rispetto a quelle con Topolino, un personaggio molto bello ma difficile da realizzare correttamente. Le storie con i paperi le trovo più’ avventurose e danno spesso spunti grafici di effetto, i personaggi si adattano molto di più’ a una recitazione a volte più’ esasperata. La storia con Topolino rimane comunque, per tutti gli autori una “palestra” professionalmente indispensabile!
Il tuo stile sul Topo è al contempo moderno e tradizionale e non mancano elementi distintivi che ti caratterizzano: Credi che per essere un buon disegnatore sia più importante la duttilità di adattarsi all’opera o l’unicità dello stile?
Sono davvero contento di non essere definito un puro disegnatore classico, nel mio lavoro mi confronto sempre con il lavoro dei miei colleghi e per quanto possibile cerco di cogliere spunti nuovi per i miei disegni. Credo che un buon disegnatore sia quello che riesce a fondere bellezza grafica e leggibilità, cosa indispensabile per i lettori.
Negli anni hai preso parte a diverse saghe “seriali” sul Topo (ricordiamo "Wizard of Mickey" e "Zio Paperone e i tesori del grande blu" tra le ultime in ordine di pubblicazione). Preferisci collaborare a progetti dalla lunga stesura di cui non sei l’unico illustratore o preferisci le storie autoconclusive su cui puoi avere il controllo dalla prima all'ultima tavola?
Ti confesso che mi sarebbe piaciuto disegnare tutte le storie di “Zio Paperone e i tesori del grande blu” le trovo davvero avventurose e piene di spunti grafici d’effetto. Ho disegnato molte storie non “seriali”, difficilmente mi è capitato di annoiarmi a realizzarle, amo particolarmente le storie con accenni storici, in costume per intenderci!
Negli anni sei stato testimone di numerosi mutamenti sul Topo, come il passaggio dell'edizione da Disney Italia a Panini, la distribuzione degli albi anche in formato digitale, o i numerosi cambi di direzione del giornale. Quali credi che siano le più grandi differenze del Topolino di oggi da quello di 30 anni fa?
La forza del settimanale è sempre stata la grande duttilità’ ai cambiamenti sociali, uno sforzo che prosegue anche in questi anni, sforzo che coinvolge redazione e tutti noi autori. Rispetto a quando ho cominciato le differenze ci sono, siamo molti più’ autori e a mio parere meno libertà’, libertà’ grafiche intendo, Disney e’ molto più’ attenta alle tematiche di oggi, attenzioni, forse un po’ esagerate. Vedo in questi anni una ricerca di una qualità’ grafica sempre più’ vicina alle esigenze dei lettori, una grafica più’ scattante, energica !!!
C’è uno sceneggiatore o un'opera a cui avresti sempre voluto lavorare anche se non c’è stata (ancora!) occasione? Anche (e soprattutto!) al di fuori del panorama di Topolino, sia chiaro!
Questo è un argomento che sto prendendo in considerazioni in questi anni, più’ che sceneggiatori, scrittori, amo molto, come dicevo prima, storie con accenni storici … sto per iniziare qualcosa in merito, ma per scaramanzia non ne voglio ancora parlare...
Infine permettimi una piccola digressione: Ci sono diversi tuoi colleghi che si infervorano in maniera molto “sonora” ogni volta in cui Topolino (il giornale n.d.r.) viene accostato ad un’immagine di infantilità, soprattutto all'interno del dibattito politico nazionale. Qual è la reazione di uno che, come te, è parte della famiglia del Topo da così tanto tempo?
Beh! Che dire, sono assolutamente d’accordo con i miei colleghi, Topolino è tutt’altro che un settimanale infantile per un pubblico sciocco e ignorante, dispiace sentire da politici associare a una informazione carente un settimanale come questo... “Topolino “è una rivista assolutamente di relax, ma anche con spunti di cultura, a differenza di giornali che dovrebbero fare Informazione e invece fanno solo titoli eclatanti!
Grazie ancora per questa chiacchierata! Prima di salutarci abbiamo un'ultima curiosità da chiederti: hai un'onomatopea preferita? (La nostra é "SGRANG!")
Bello SGRANG!! A me piace molto TONC! e BOING BOING !!!!!!!!
UN ABBRACCIOO!!!!
Erica, benvenuta sulle pagine del blog. Raccontaci il tuo percorso che ti ha portato dal leggere al disegnare i fumetti...
Grazie a te Grande Giove per avermi invitato sulle pagine del tuo blog.
Dunque. Dunque....che dire, credo che in realtà, nel mio percorso, questo processo sia avvenuto un po' al contrario.
Cioè è stato il disegno ad avvicinarmi al mondo dei fumetti e di conseguenza alla scoperta che fare fumetti è un vero e proprio lavoro.
Da che ho memoria ho sempre avuto la mania del disegno, la necessità di disegnare e colorare su qualsiasi superficie, non necessariamente bianca, (se vedeste i miei libri di scuola!) e ad influenzare quei disegni erano soprattutto le abbuffate di cartoni animati, principalmente di stampo giapponese che hanno riempito la mia infanzia e la mia testa.
Non so perché, ma ho sempre sentito la necessità di mettere tutto quello che mi frullava nel cervello nero su bianco,
come se fosse l'unico modo per dargli corpo e sostanza. Era un modo per rendere reale e concreto l'inesistente. E il disegno è sempre stato parte integrante dei miei giochi.
Se non potevo avere un giocattolo in particolare, bastava che me lo disegnassi e il gioco era fatto!
E poi c'era la continua voglia di migliorare. Non mi sono mai sentita soddisfatta di un qualcosa che ho realizzato, c'era sempre un "ma"!
Fu questa voglia e necessità di migliorare che mi spinse a frequentare il liceo artistico. Non prospettive future o una strada spedica ma la pura e semplice voglia di imparare e migliorare nel disegno. E fu proprio al liceo che scoprii il mondo dei manga e dei fumetti in generale.
Voi direte: " ma come hai fatto ad ignorare l'esistenza di manga e fumetti per 14 anni? La risposta è semplice!
In un mondo senza smartphone e internet e soprattutto in un minuscolo paesino senza edicole e tantomeno fumetterie puoi ritenerti già molto fortunato se ti passa per le mani un topolino o un Tex avvistato per sbaglio al Sale & Tabacchi del tuo paese in mezzo a quelle 4 riviste di gossip o sport. Ma l'inizio del liceo con la possibilità quindi di spostarti in una cittadina un po' più grande e fornita di edicole (almeno) e soprattutto il confronto con coetanei che avevano gli stessi interessi mi hanno portato alla scoperta dei manga e dei fumetti in generale. (Scoperta, ricerca, curiosità...sul Grande Giove solo soddisfazioni! n.d.r.)
E da lì in poi è stato un avvicinarmi sempre di più a quel mondo, che anche se veniva visto sempre come un hobby e una passione, perché figuriamoci se poteva mai essere un lavoro, diventava sempre più una costante presenza nel mio percorso artistico.
Tuttavia, continuai ad escludere quel mondo dal mio percorso di studi. Mi iscrissi All'accademia di Belle Arti di Frosinone al corso di Arti mediatiche, dove iniziai ad introdurre nella mia sfera artistica anche l'aspetto multimediale e digitale.
Ma tutto continuava a riportarmi sempre sulla stessa strada, per quanto io provavo ad evitarla, tornava costantemente e insistentemente al punto che conclusi i 3 anni universitari decisi di abbandonare quel percorso e di ascoltare come si suol dire "il cuore" e decisi di iscrivermi alla Scuola Internazionale di Comics a Roma e lì davvero mi si aprì un mondo che non avrei mai potuto scoprire da sola. Un mondo di generi, stili, tecniche e informazioni che solo dei professionisti potevano trasmetterti!
Dai tuoi lavori noto un tratto tipico dei comics "americani" , è una tua scelta? Anche perché so che ami profondamente il mondo Orientale.
Hehe dici? In realtà in tanti hanno accostato il mio stile a quello francese, sia per il tratto pulito e sia per l'enorme mole di particolari e dettagli che di solito mi piace inserire nelle vignette!
Io personalmente non so definire una categoria precisa del mio tratto, sicuramente esso ha subito influenze e mutamenti nel corso del tempo dovute a tutto quello che negli anni ha influito sul mio immaginario, cercando sempre di adattarlo alla necessità del momento, ma mantenente una sorta di impronta digitale nella quale riconoscermi.
Però una cosa che dici è vera, adoro il mondo orientale e l'amore per il fumetto proviene soprattutto da lì.
Rappresenta l'origine del mio stile in quanto si è formato proprio attraverso lo studio dei tratti manga ma purtroppo, o per fortuna, i manga li sanno fare bene solo i giapponesi. E' un segno distintivo radicato profondamente alla loro cultura e noi occidentali possiamo solo limitarci a imitarlo o, al massimo, deviarlo in quel filone fumettistico che viene definito per l'appunto Euromanga o Global Manga più in generale del quale però non sono una particolare fan.
Quindi possiamo dire che, di base, il mio tratto nasce seguendo lo stile orientale, ma nel tempo è cambiato, si è evoluto grazie allo studio e alle influenze di tutti quegli artisti occidentali che nel corso degli anni sono riusciti a colpirmi con la loro arte e si, tanto ha influito la cultura americana con le sue vignette dinamiche e fuori dagli dagli schemi rigidi della classica gabbia (ossia lo spazio entro il quale si costruiscono le vignette) e la cultura francese con il suo stile pulito, realistico e descrittivo derivato da tutta la tradizione pittorica dei secoli passati.
Ti danno carta bianca per un nuovo fumetto, quello che vuoi. Che genere e temi ti piacerebbe affrontare?
Uhmm, bella domanda!
Sai così su due piedi non saprei che risponderti. Sarei banale nel dirti che mi piace disegnare qualunque cosa, ma in realtà è proprio così!
Non ho un tema o genere preferito, sicuramente ci sono delle tematiche che mi risultano più facili o familiari rispetto ad altre, ma quello che adoro e che trovo molto stimolante nel fumetto è proprio il fatto che ti permette di raccontare qualsiasi cosa, di spaziare in qualsiasi ambito e genere e preferisco molto di più lavorare su progetti con temi che mi sono estranei rispetto ad altri che magari rientrano nelle categorie della mia "confort zone".
Più il lavoro è fuori dalle mie corde e più sono spronata a dare il mille per cento. Credo che questo sia l'unico modo per non fossilizzarsi nel disegnare sempre le stesse cose, ti costringe a sperimentare e secondo il mio punto di vista è il modo più efficace per crescere e migliorare.
Quindi non importa che sia un fantasy, un horror, un "supereroistico" o un racconto per bambini, non è importante chi o cosa racconti ma il "COME" mi viene permesso di raccontare.
Parlaci dei tuoi progetti passati e futuri...
I miei esordi sono stati, come dire, con il botto.
Avevo appena concluso l'ultimo anno dalla Scuola Internazionale di Comics, quando uno dei professori mi passò il contatto di una sua ex allieva che lavorava per il mercato americano poiché le serviva un inchiostratore.
Nel mercato americano capita spesso che un albo a fumetti viene realizzato da 2/3 figure professionali: il disegnatore, l'inchiostratore (se occorre) e il colorista.
Questo perché loro hanno dei tempi di produzione molto rapidi e non sempre il disegnatore riesce a rientrare nelle tempistiche realizzando sia le matite che le chine e quindi, proprio questi casi, si avvaleva di figure come l'inchiostratore al fine di rendere più veloce e fluido tutto il processo.
La disegnatrice in questione era Claudia Balboni e con lei lavorai come inchiostratrice, inizialmente per un progetto che coinvolgeva numerosi artisti nella realizzazione di una raccolta di storie brevi destinate alla vendita per beneficenza, e successivamente nella realizzazione di 4 numeri della serie di Star Trek: Ongoing edita dalla casa editrice IDW Publishing, sempre come inchiostratrice.
Conclusa questa parentesi americana mi buttai nella presentazione di progetti e book alle varie case editrici italiane e nel 2016 collaborai con la Manfont, insieme a molti altri artisti nella realizzazione del secondo numero della serie "Carlo Lorenzini Hypernovels" uscito per Verticomics, un portale online di fumetti, e per il quale realizzai la storia breve intitolata "Best Known" scritta da Debora Bertotto.
Successivamente con Debora continuai la collaborazione per la realizzazione di una graphic novels di stampo grottesco come stile ma dalle tematiche molto forti, un progetto che purtroppo a causa di una serie di imprevisti non ha mai visto la luce e penso che questo rappresenti uno dei rammarichi più grandi che mi porto dietro.
Era un lavoro a cui tenevo davvero molto, ma al quale nessuno ha mai voluto dar fiducia.
Da più di un anno invece va avanti la collaborazione con una casa editrice romana: la Prankster Comics. Con loro ho debuttato nel volume di Wolfskin Chronicles, una raccolta di storie con protagonisti lupi mannari.
Da lì la decisione di affidarmi un intero progetto dalla realizzazione del character design dei personaggi a quello degli interni. Ideato dalla mente contorta di Alessio Nocerino e Baldo Di Stefano, il quale ha curato anche la sceneggiatura, Legio Tenebrarum, questo il titolo, presto sarà disponibile in fumetteria o sullo shop online della Prankster Comics con il n.0, un piccolo assaggio in anteprima di quello che troverete ad ottobre sul primo numero della serie.
Il mondo è cambiato tanto negli ultimi 20 anni e, da quello che ho notato girando in rete, sempre più fumettisti lavorano con tavolette grafiche. Pensi sia un bene o si rischia di "snaturare" un mestiere così antico?
Questo è un argomento molto delicato e molto personale, se ne potrebbe parlare per ore.
Allora io personalmente, non credo che il digitale possa snaturare questo mestiere. Alla fine è solo un mezzo attraverso il quale esprimere la propria capacità e sensibilità artistica.
Diciamo che oggi giorno è diventato più che altro una necessità dovuta a una sempre maggior velocità di esecuzione per star dietro a scadenze sempre più serrate. Questo soprattutto per coloro che lavorano nel mercato americano, che, infatti, sono i principali utilizzatori di questo strumento. Non che chi lavora per il mercato italiano, francese o di altro genere non ne faccia uso, ma qui ci sono delle tempistiche un po' più lente e, quindi, mantenere una lavorazione in tradizionale non comporta grandi difficoltà.
Poi c'è da considerare il fatto che i lavori vengono spesso gestiti da più persone ed avere una versione già digitale del lavoro rende i passaggi tra le varie figure professionali più immediati e rapidi, sono facilmente modificabili e veloci da correggere qualora ci fossero delle modifiche da fare. Quindi, dal mio punto di vista, dovrebbe essere considerato un mezzo che ti semplifica la gestione del lavoro, ma non uno strumento che deve andare a sostituire le capacità di un artista.
Poi ammetto che le sensazioni derivate dal realizzare un lavoro con tecniche tradizionale è tutta un'altra esperienza.
Il contatto fisico con la carta, l'odore dell'inchiostro e del colore, la gestualità del pennello sul foglio e i segni che ne derivano sono un'esperienza che una tavoletta grafica, anche se di ultima generazione, non potrà mai rendere. Lavorare in tradizionale è un'esperienza che definirei multisensoriale, lavorare in digitale è di totalmente altra natura, ma non per questo va sminuito rispetto a quella tradizionale.
Alla fine il risultato del volume stampato è pressoché uguale sia se viene realizzato in digitale che in tradizionale.
In Italia, si sa, tutto è più difficile e lento. Com'è la vita di un fumettista italiano? All'estero c'è più apertura verso le nuove leve?
Credo che la difficoltà che un artista giovane e con poca esperienza possa avere nell'entrare in un mercato italiano o estero sia la medesima. La differenza sostanziale che rende la cosa più difficile in Italia, è legata principalmente alla quantità di possibilità. In Italia ci sono 3 forse 4 case editrici importanti, quelle che fanno i numeri con le grandi vendite e che permettono a chi lavora per loro di potersi dedicare totalmente a questo lavoro, 24 ore su 24, 365 giorni su 365 giorni.
All'estero, per esempio, prendendo in considerazione il mercato Americano, vi è un parco di case editrici molto numeroso e, oltre le grandi compagnie, le Major del mercato, anche le minori consentono la possibilità di poter vivere di questo lavoro, quindi si ha una maggior accessibilità alla famosa gavetta. Iniziare dal basso e avere davvero la possibilità di inserirti gradualmente in questo settore.
Questo tipo di processo in Italia risulta più complesso, perché, in genere, chi lavora per le piccole case editrici, si adatta spesso a qualsiasi tipo di retribuzione e questo costringe o a fare i salti mortali, se si è fortunato, lavorando su molteplici progetti in brevissimi lassi di tempo, oppure a portare avanti il lavoro da disegnatore come un hobby, affiancato da un altro lavoro che spesso ti occupa la maggior parte della giornata. Quindi ti costringe a dedicartici nei ritagli di tempo rendendo la crescita professionale molto più lenta e faticosa.
Un punto a favore che un esordiente italiano spesso ha è quello che, nella maggior parte dei casi, proviene da scuole di fumetto che hanno il pregio di far in modo che chi ne esce è già preparato e consapevole del modo più corretto per porsi verso questo mercato, e, soprattutto, ha la possibilità di avere già di base una sorta di conoscenze e relazioni che potrebbero rendere più agevole l'ingresso in questo settore, che sia italiano o estero.
Un'altra strada che molti giovani oggi tentano, è quella dell'auto produzione, che sta trovando sempre più consensi soprattutto grazie alla piattaforma Kickstarter: ti permettere di proporre un progetto e dando la a chi è interessato di poterlo finanziare. Molti giovani autori proprio grazie al successo dei loro lavori prodotti, sono poi riusciti a farsi conoscere ed a inserirsi anche nel mercato che possiamo definire quello ufficiale.
Il primo fumetto che hai letto e l'ultimo...
Il fumetto che considero ufficialmente essere il mio "Primo Fumetto", quello che poi mi ha indirizzato verso questa strada, è il manga di Capitan Tzubasa, per chi non lo conoscesse con questo titolo è la versione cartacea del famoso cartone animato Holly e Benji.
Mentre l'ultimo che ho letto, è il secondo numero di "Something is Killing the Children" un horror di stampo americano, scritto da James Tynion IV e disegnato dal nostro connazionale Werther Dell'Edera, opera che consiglio a tutti colore che si dichiarano essere amanti di fumetti.
Erica, ti ringrazio per avermi dedicato il tuo tempo. Concludi come meglio preferisci...
Grazie a te per avermi invitato per questa chiacchierata, è sempre piacevole poter parlare delle proprie passioni con chi le condivide. Questa è stata la mia prima intervista e non ti nego che ne sono stata contenta ed emozionata (solo forti emozioni sul Grande Giove! n.r.d.). Su alcuni argomenti non mi son voluta dilungare troppo per non risultare noiosa, ma ci sarebbe stato davvero tanto altro da dire. Magari ci saranno altre occasioni...ad esempio con l'uscita del mio prossimo fumetto!! :P Scherzo!
Comunque quando vuoi sono a tua disposizione e dei tuoi lettori (se hanno gradito).
Alla prossima e grazie ancora!
Davy, benvenuto sul blog di Grande Giove Blog. Quando e come è nata la tua passione per la fotografia?
In realtà comincio con il design grafico circa 20 anni fa (sono diventato così vecchio), dovendo lavorare per una rivista usando Adobe Page Maker (ora Adobe in design) .
E' sempre difficile avere una foto specifica con licenza gratuita, quindi ho deciso di imparare a fotografare.
Nella fotografia amo soprattutto la fauna selvatica, il paesaggio e le macro, però richiedono viaggi continui per essere soddisfatta a pieno, quindi, per non perdere la mia abilità fotografica, ho iniziato a fotografare oggetti come i giocattoli.
Puoi parlarci della tua attrezzatura e delle tecniche utilizzate per quei capolavori?
Uso sempre la mia Canon 5D Mark II e un obiettivo della serie L da 100 mm.
Non ricordo alcuna tecnica specifica che uso per le foto dei giocattoli, ma principalmente utilizzo fumi (con umidificatore), luci (3-4 source) . Ne uso anche uno stand alone, in modo da rendermi vita facile e potermi combinare a mio piacimento.
Ovviamente uso sempre il treppiede con autoscatto per ottenere risultati nitidi e definiti.
Quali sono i personaggi che ami fotografare?
Il mio interesse è solo per i supereroi, ma Spider-Man e Batman saranno sempre presenti in molte forme.
Sei un fotografo che usa l'istinto o pianifichi / organizzi le tue foto?
Ovviamente quando sei nell'arte userai sempre il tuo istinto, ma puoi aumentare il tuo istinto facilmente con la lettura di fumetti e avere più spunti/riferimenti.
Ciò che leggi e ciò che vedi diventeranno memoria nel tuo cervello e apparirà quando farai la foto. D'altra parte devi anche fare la fotografia secondo il piano. (cuoricini Grande Giove). Supponiamo che il tuo amico ti chieda di creare un post di collaborazione di un personaggio, allora dovrai pianificarlo.
Per me, devi svolgere entrambe le attività, leggere per riferimento e pianificare, perché alla fine aumenterà la tua abilità.
La spettacolare foto de "La Cosa" è andata all'Exclumagazine “The 100 Project 2019” Cover Artist. Raccontaci tutto!
Attualmente sono coinvolto nel progetto 100 nel 2019.
Quindi, quando è iniziato il progetto 2020, il team di EXCLU ha mi ha detto di aver bisogno anche di alcune foto per la copertina divise per colori, quindi ci è stato chiesto di inviare una foto con un colore specifico.
Ho inviato un paio di foto gialle, viola e verdi, e hanno scelto "la Cosa" che corrisponde al giallo.
Il personaggio stesso de "La Cosa" è un'opera d'arte della Marvel Legend, ma, purtroppo, è un personaggio molto sottovalutato. Quindi, mi sono detto: voglio far risaltare il personaggio audace e coraggioso, ed il risultato è quello che tutti conosciamo.
Quali sono le indicazioni fondamentali che vorresti dare a chi decide di avvicinarsi a una fotografia tanto spettacolare quanto tecnicamente impegnativa?
Ecco alcuni suggerimenti quando vuoi iniziare la fotografia di qualsiasi tipo:
Scopri i dettagli sull'impostazione della tua attrezzatura, li hai acquistati a un prezzo piuttosto costoso. Impara o stai sprecando i tuoi soldi.
Controlla la luce. Se in esterno guarda come la luce naturale influisce sul tuo oggetto, se sei all'interno cerca di illuminare un'area specifica del tuo oggetto.
Pratica, pratica e pratica. La fotografia impone una certa conoscenza, ma la maggior parte è COMPETENZA. Se casualmente ottieni una buona foto prova a memorizzare l'impostazione e prova a scattare una foto simile. In questo modo la tua abilità aumenterà.
Oggi ho il piacere di farvi conoscere David da Iserlohn (Germania). Collezione che mi ha stupito per qualità e, soprattutto, quantità.
-A CHE ETÀ HAI INIZIATO A COLLEZIONARE E QUANDO HAI CAPITO CHE STAVA DIVENTANDO UNA VERA COLLEZIONE?
Ho iniziato a collezionare poco più di vent'anni. Prima ero solo un giocatore appassionato, ma con ogni nuova console, ho cercato di trovare alcuni giochi adatti. Non sono mai stato molto concentrato su cose retrò o attuali, il mio tipo di collezione sembra un po' disordinato. Ma è come un bel viaggio attraverso quasi tutti i sistemi, dagli anni '80 a oggi.
PARLACI DELLA TUA COLLEZIONE …
Da quasi 10 anni cerco di ottenere l'edizione da collezione limitata di qualsiasi gioco, mantenendo tutto nei sui blister originali. A causa del poco tempo, mi piace più collezionare che poi giocare. Tenerli sigillati significa mantenerli degni. I titolo che decido di giocare li acquisto più in là a buon mercato, ma do sempre priorità alle limited. Oggi ho davvero problemi di spazio a causa di questo, quindi rallento un po' '. 😅
-QUALI SONO I TUOI PEZZI MIGLIORI?
I miei più costosi sono forse Nier automata Blackbox, o titoli come Conker o Demons Crest. È difficile da dire, perché il mercato in questo momento è pazzo. I prezzi aumentano di giorno in giorno su eBay. Una delle mie collectors preferite, invece, e "The Witcher 3 Wild Hunt", La statua è incredibile.
QUAL È IL PEZZO DEI TUOI SOGNI?
E' difficile da dire, uno sacco di cose non potevo permettermele prima. Un Neo Geo, ad esempio, è sempre stato qualcosa che vorrei prima o poi nella mia vetrina, oppure un paio di edizioni da collezione mi piacerebbe davvero averle. Devi essere davvero fortunato oggi come oggi, Amazon ed EBay non sono più i posti per "ritrovamenti fortunati".
PENSI CHE QUESTA PASSIONE FINISCE UN GIORNO?
Penso che le prossime generazioni di console saranno solo digitali, perché l'utente più giovane acquista titoli a prezzo pieno sui Marketplace. A causa di questo consumo, le versioni al dettaglio saranno obsolete un giorno. Possiamo già vederlo con Activision in questo momento, che sta producendo solo piccole quantità di titoli basati su disco in modo da promuovere una maggiore distribuzione digitale. Questo triste progresso un giorno metterà fine a questo tipo di hobby, credo. Però… c'è un intero universo di giochi esistenti, che vale la pena collezionare. Non c'è bisogno di preoccuparsi affatto.
OK DAVID, L'INTERVISTA E 'FINITA, GRAZIE PER ESSERE PASSATO SU QUESTE PAGINE. PUOI DARE CONSIGLIO A QUELLE PERSONE CHE COMINCIANO A COLLEZIONARE?
Il mio consiglio a tutti coloro che vogliono iniziare questo hobby, è cercare altri che lo facciano. Il commercio e la vendita all'interno della comunità portano i veri tesori. Tenete d'occhio le vendite o le offerte. Il tipo di collezione è assolutamente individuale. Se ti piacciono di più alcune serie speciali, prova a procurarti dei titoli interessanti, se ti piacciono le action figure, vai a prendere alcune vetrine e riempile. Qualunque cosa tu faccia, divertiti e assicurati che non diventi tossico per la tua vita reale / famiglia / amici. Mantieni tutto in equilibrio.
“Nella mia casa ho riunito giocattoli grandi e piccoli, senza i quali non potrei vivere. Il bimbo che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che era dentro di sé” (Pablo Neruda)
Fabrizio, la frase di Pablo Neruda con cui accogliete i visitatori, è la risposta che vorrei dare a tutte quelle persone che mi dicono: “ma alla tua età, ancora dietro a queste cose stai?”. Quindi ti ringrazio già in partenza e ti chiedo: Ma alla tua età, quando e dove hai trovato la forza per metter su un qualcosa di così incredibile?
Sono in primis un collezionista e, come tale, avevo voglia di mostrarla al mondo. Nel 2018 ho avuto la possibilità di mettere a disposizione la mia collezione privata di pupazzi e giocattoli vintage dagli anni ‘60 agli ‘80.
La collezione conta più di 5000 pezzi e varia da materiali in vinile, gomma e materiali plastici da una misura di 3cm fino ad arrivare ai 2 metri.
La particolarità dell’esposizione riguarda soprattutto l’ambito vintage e personaggi del mondo della televisione, si possono ammirare le opere dei grandi artisti dell’epoca, come Armando Testa, Bruno Bozzetto, Paul Campani, Guido de Maria, fino ai personaggi Disney, Hanna & Barbera ed, ovviamente, l’animazione dell’epoca, compresa quella dei mitici Robottoni.
Per l’esposizione avete recuperato l’ex carteria industriale in Calle de la Vida, suggestiva come scelta...
Si, è a pochi minuti dalla Stazione Ferroviaria. Abbiamo eseguito un attento intervento di recupero, messo a norma l’area e, soprattutto, ci tenevamo molto a mantenere le caratteristiche originarie dell’edificio, contraddistinto da volte e lucernai.
Nei 150 mq di esposizione, il percorso si snoda in 20 categorie tematiche con materiale audiovisivo di approfondimento.
Un tuffo nel passato partendo dal mondo legato al Carosello, Topo Gigio, la filmografia Disney fino ad arrivare ai Jumbo Robot e l’intera produzione vintage dei Masters of the Universe.
Non abbiamo dimenticato la sezione dedicata al cinema con un imponente proiettore in ghisa identico a quello usato nel film “Nuovo Cinema Paradiso di G. Tornatore”, usato non solo come elemento scenografico, ma che delimita la presenza di personaggi televisivi come Mike Bongiorno, Charlie Chaplin e Stanlio e Olio, o delle star della musica come Beatles e Kiss.
Abbiamo dato un'attenzione particolare alla Ledraplastic SpA, leader nel settore produttivo italiano degli anni ‘60/’70. Abbiamo allestito una teca dedicata con materiale di fabbrica ed attrezzi dell’epoca, ed un video che illustra tutte le fasi del processo produttivo dei vintage toys di gomma in quegli anni, realizzato con con l’amministratore della società.
Poi c’è Toby la Tartaruga (cortometraggio Disney del 1948) mai entrato in produzione e donatami dall’azienda in virtù della mia passione.
Come associazione culturale, quali sono gli eventi che proponete?
Organizziamo eventi ed incontri con le scuole del territorio, con l’obiettivo di promuovere attività didattiche e laboratori che saranno gestiti da Art System.
Per noi il giocattolo vintage risveglia da un lato ricordi e sentimenti negli adulti tra i 30 e i 70 anni, dall’altra rappresenta uno strumento di stimolo per i più giovani: fare apprezzare la creatività dell’epoca, le strategie di produzione e la magia della manualità ed artigianalità, marchio di fabbrica del made in italy.
El Panta, la sua concezione è davvero romantica. Vuoi raccontarcela?
E’ la nostra mascotte.
Da buon veneziano El Panta è un gondoliere che vive in una tana all’interno degli spazi della mostra, di notte esce con il gondolino, si intrufola nei vecchi magazzini e recupera oggetti dimenticati, ovviamente, li porta nella sua tana il Venice Vintage Toys!
Abbiamo avuto l’onore di vederla animata per la prima volta dal maestro Giorgio Cavazzano e, dopo di lui, anche altri autori hanno voluto ritrarre El Panta con i loro personaggi: come Guido De Maria (Giumbolo, Nick Carter, ecc...), Lorenzo De Pretto (il papà di Prezzemolo) e i disegnatori Valerio Held, Luciano Gatto, Maurizio Amendola ed altri.
Poi, grazie alla Ledraplastic Spa, abbiamo deciso di produrre El Panta in versione verde, bianco o rosso.
Abbiamo mantenuto le tecniche dell’epoca, creando uno stampo in gesso, e successivamente in rame, destinate ai nostri soci premium.
Sei partito in questa incredibile avventura nel 2018, penso che tu possa ritenerti più che soddisfatto del risultato.
In questi anni abbiamo collaborato con diverse istituzioni italiane, tra cui la Triennale di Milano e il Museo del fumetto che, in occasione di esposizioni temporanee, hanno chiesto in prestito alcuni pezzi della collezione.
Importati riviste e testate specializzate hanno dato spazio alla collezione ben prima di essere esposta.
E’ stato realizzato un video illustrativo del Venice Vintage Toys al quale hanno contribuito: Giorgio Cavazzano - disegnatore Disney, Bruno Bozzetto - Regista e disegnatore, Guido De Maria - Regista, Rudy Zerbi - Presentatore TV, Brian Mariotti - CEO Funco Toys, Nevio Cosani - AD Ledraplastic, Anna Fornezza - Art System, che curerà i laboratori con le scuole e i gruppi. Il video racconta la nascita e la genesi del Venice Vintage Toys
Ok Fabrizio, grazie mille per questa opportunità mi hai dato e sono sicuro che i lettori del Grande Giove Blog, avranno "la lacrimuccia". Se mi sono dimenticato qualcosa, questo è il momento giusto...
Ringrazio te e il tuo Blog in primis, Francesco.
Al momento Creature di Gomma - Venice Vintage Toys, oltre ad avere un proprio sito web, che a breve verrà restaurato, è molto attivo sui social:
Prima di fare 4 chiacchiere con Roberto Toderico (subito dopo quest’articolo), voglio farvi capire come il Metal, insieme al Punk (quello vero), è forse l’unico genere dove la musica parte sempre prima dalla copertina.
I metallari sono persone brutte, giudicano sempre dalla copertina. E pensate un po’, io sono felice di essere stato una persona così brutta (in verità ancora oggi ascolto assiduamente metal, ma per me all’epoca l’attitudine era tutto e, per rispetto, mi ritengo un grandissimo ascoltatore).
Era il 1998, avevo 16 anni e sfoggiavo un'acconciatura che andava tanto di moda all’epoca: un caschetto stile Oasis.
Mio padre mi drogava di Rock anni '70 e, soprattutto, Beat generation, conoscevo a memoria tutti i pezzi dei New Trolls, Camaleonti, I Corvi, Equipe 84, ecc...
Ai tempi andavo spesso con mio padre in un negozio di musica della mia città, si chiamava Bootleg (RIP), il proprietario, un certo Pasquale (rinominato poi Pasquale di Bootleg), aveva una strana voce nasale e storpiava tutti i nomi dei gruppi: i Grave Digger diventavano magicamente i GrevDigghe o Death SS i Death 55.
Quel giorno del 1998 andai in giro per il negozio, così, per curiosità. Bootleg aveva una importante sezione metal e, non so perché, venivo sempre attratto da quelle copertine.
Iniziai, da quel giorno, a giudicare dalla copertina.
Scelsi tre dischi che cambiarono la mia vita e diedero inizio alla mia carriera metallosa:
Opeth “My arms, Your Hearse”, Sepultura “Roots Bloody Roots” e gli Angra “Fireworks”.
Bene, gli Opeth avevano questa copertina cupa e piena di mistero, i Sepultura li trovai bizzarri e allo stesso tempo il concetto di radici era perfetto, mentre gli Angra erano un'esplosione pura.
Tutte le mie aspettative in quelle copertine, vennero tradotte, per la prima volta, in musica.
Guardate, ancora oggi ritengo quei tre dischi dei capolavori, in tanti ascoltano gli Opeth per tutt’altri dischi, ma per me “My Arms, Your Hearse” rimane il disco per eccellenza, perfetto.
Era l’epoca dei loghi riprodotti a penna sul bordo della custodia di una cassetta, mentre il disco andava e lo ascoltavi tutto.
Era l’epoca della mia prima comitiva metallosa e delle serata con uno stereo, birra e tante cazzate.
Era l’epoca del mitico Roberto, tutt’oggi uno dei miei più cari amici, che disegnò i chiodi di tutti i metallari molisani, e, molto probabilmente, non solo.
Era l’epoca senza internet, dove compravi un disco, senza averlo ascoltato, su cataloghi come Negative o Soundcave, e litigavi con il tuo amico metallaro perché “Code Red dei Sodom lo devo comprare io, non tu!”.
Era l'epoca delle riviste come Grind Zone, Metal Shock e Metal Hammer, che attendevi mensilmente per scoprire il Top album del mese.
Era l'epoca dove socializzavi ai concerti o magari tornando su un treno da un X-Mas Fest con persone che, a distanza di anni, ancora oggi ricordi.
Era l’epoca dove potrei andare avanti per ore a raccontare aneddoti, ma il più bello, molto probabilmente, è stato nel periodo della terza superiore:
ricordo che ci fu l'occupazione scolastica nazionale ed ho una scena impressa nella mia mente, ero fuori il mio istituto, c'era tantissima gente, io ero poggiato su di muretto con il mio primo compact-disc ed avevo a "palla" Resurrection dei Fear Factory. Non sentivo nulla, vedovo solo i labiali delle persone, gente che andava ovunque ed avevo una sensazione come di essere invisibile, ma era una sensazione piacevole. La potenza della musica sta nel fatto che, dopo più di 20 anni, quando ascolto quel brano mi viene la pelle d'oca e le immagini tornano nitide.
Il metal è visto sempre con tanta ignoranza, spesso anche per colpa dei metallari stessi che associano politica o religione senza senso (per carità, a 20 anni lo facevo anche io), dimenticando che il metallaro andava in giro con uno Skate, jeans strappati, maglietta bianca e follia stile Jackass.
Grazie al metal oggi sono una persona, paradossalmente, più aperta, ascolto di tutto se quello che ho in cuffia è buona musica.
Era un'epoca che non tornerà mai più, perché mi godevo tutto.
ROBERTO, QUESTA È' UNA DI QUELLE POCHE VOLTE, DOVE AVREI PREFERITO UN INTERVISTA FACCIA A FACCIA, NON FRAINTENDERMI, MA AVREI TANTO DA DIRE E DI CUI DISCUTERE. SENTI, IO FACCIO PARTE DI QUEI METALLARI (FORSE EX, ALMENO NELL'APPARENZA) CHE ARRIVA, FORTUNATAMENTE, DALLE CASSETTE, DEMO TAPE, LE VERGINI...LA COSA PIÙ' BELLA ERA ASCOLTARMI TUTTO L'ALBUM, "PIRATANDOLO" SU UNA CASSETTA VERGINE. NEL FRATTEMPO, MI DIVERTIVO A RICREARE I LOGHI SUL BORDO CUSTODIA, FACENDO DEI PICCOLI CAPOLAVORI ANCHE SUL RETRO. HAI INIZIATO COSÌ?
Allora non escludiamo la possibilità di una luuuunga chiacchierata faccia a faccia rispolverando vecchi ricordi Metal e ovviamente anche nerd ahah.
In risposta alla tua domanda: ovviamente si! Ero il classico teenager “walkman, chiodo e camicione di flanella” (ad oggi ho cambiato solo il walkman) che doppiava cassette, disegnava loghi e cape di morto sui banchi di scuola e dove non poteva comprare: smanettava col doppia-piastra e decorava minuziosamente le costine delle cassette! Ricordo che per dare un senso estetico alla collezione coloravo la costina di nero con dei pennarelloni tossici terribili e poi disegnavo il logo il più fedelmente possibile col bianchetto… tutto questo prima dell’avvento dei cd: li era già possibile
anche stamparci le copertine, ma io sono sempre stato pro-originale!
-PARLAMI DEGLI ARTISTI CON CUI HAI LAVORATO E COME SONO ARRIVATI I PRIMI LAVORI.
Negli
ultimi 10 anni ho lavorato (non scherzo) con almeno un migliaio tra band e festival Metal: alcuni tra i nomi più noti (e qui mi vedo costretto a fare un copia e incolla
perché
davvero la mia memoria non aiuta più, chiedo venia!) Arch Enemy, Asphyx, Sinister, Pestilence, Vomitory, Sodom,
Dark Funeral, Sadistic Intent, Soulburn, Tygers Of
Pan Tang, Fleshcrawl, Aborted,
Vulcano, Die Apokalyptischen Reiter, Legion of
the Damned, Karyn Crisis'Gospel of
the Witches, Naglfar,
Master, Loudblast, Obscenity,
Aura Noir, Sinsaenum,
Lord Belial…
A
questi unisci il sottobosco underground che è davvero sconfinato
e fortunatamente
i gruppi nascono ancora come funghi! Segno che il Metal, delle tendenze, se ne sbatte ancora altamente!
Tutti
sono arrivati
a me nel modo più classico possibile: il passaparola! Con l’avvento dei social è diventato tutto un big buzz inarrestabile, la rete, che un tempo era legata alle raccomandate
postali
con
cassetta e bio del
gruppo fotocopiata, si è ovviamente rafforzata e creare nuovi contatti tra le band è stato molto più immediato…
-QUANDO SI DICE: "NON GIUDICARE MAI LA DALLA COPERTINA". EPPURE, QUANDO ERO RAGAZZINO I DISCHI LI COMPRAVO ANCHE COSÌ. RICORDO ANCORA IL MIO PRIMO INCONTRO CON "ALTAR OF MADNESS" (CHE HO TATUATO, PENSA UN PO'!) RIMASI A BOCCA APERTA CON LE BRACCIA PROTESE IN AVANTI E IL DISCO IN ENTRAMBE LE MANI E, QUELLA COPERTINA, ERA IL PRELUDIO DI QUELLO CHE AVREI ASCOLTATO LA SERA A CASA.
OGGI, SECONDO TE, NELL'ERA MODERNA QUANTO CONTA DAVVERO LA BELLEZZA DI UNA COPERTINA.
Prima
di tutto io Altars lo
amo profondamente, a fine anni 90 coverizzavamo con il mio gruppetto (discretamente devo dire) Maze of Torment,
quindi tocchi un pezzo di cuore!
Il
valore delle cover art per me è sempre stato essenziale! Sin da piccolo ero incantato quando, passando per le vetrine dei negozi, vedevo le cover degli Iron Maiden, Megadeth,
Metallica…
se
non fosse stato per l’immaginario del Metal, come avrei mai potuto avvicinarmici? Comprai la cassetta di “Killers” dei Maiden il giorno della prima comunione… Puoi immaginarti com’è
andata a finire! ahahah
PRIMA DI INIZIARE UN NUOVO LAVORO, ASCOLTI IL DISCO PER PARTORIRE L'IDEA, OPPURE VAI D'ISTINTO?
Prima di mettere mano alle armi è ovviamente necessario sapere di cosa si tratta, le tematiche del disco, il genere, ma ormai non ci perdo più troppo tempo a studiare i vari casi, parto spedito con le idee dopo la prima traccia!
C'È' UN QUALCHE GRUPPO O ARTISTA TOTALMENTE AL DI FUORI DELLA SCENA METAL, CON CUI LAVORERESTI? SE SI, CHE COPERTINA GLI DISEGNERESTI?
Mi è capitato di collaborare con artisti fuori dal genere (hip hop, dj hard-core e persino reggae) ma sono spesso contattato per portare io un po' del mio genere nel loro! Quindi
non sono uscito io dal mio campo eheh Personalmente ascolto davvero tanti generi musicali ma non ho nessuna spinta artistica verso altri generi…
SE PENSO AL METAL, PENSO SUBITO AD ARTISTI COME HR GIGER, CARAVAGGIO, FRIEDRICH PER LA COPERTINA DI UN DISCO. TU HAI QUALCHE PUNTO DI RIFERIMENTO DEL PASSATO?
Sicuramente tanti artisti del passato mi hanno segnato negli anni, i miei adorati sono Dorè e Durer, elementi strappati da HR Giger sono
nella norma, ma potrei continuare per ore in tante epoche e contesti diversi. L’immaginario degli anni 80 e 90 in particolare per me ha significato tantissimo.
FACCIAMO
UN PO' DI BARBARA "METAL" D'URSO E SPARLIAMO DELLA SCENA.
PERSONALMENTE, PRIMA DI ARRIVARE AD ASCOLTARE CHE SO INCANTATION, AXIS OF ADVANCE, ORDER FROM CHAOS, SONO PARTITO, CONSUMANDO, GRUPPI E GENERI ANNI '60/'70 ECC... NOTO CHE LE NUOVE LEVE FANNO
UN SALTO TRIPLO IN AVANTI E PARTONO DIRETTAMENTE DA GRUPPI ULTRA SCONOSCIUTI SENZA SENSO, CON REGISTRAZIONI DI MERDA E UN'ATTITUDINE CHE SE LA CANTANO E SUONANO DA SOLI. NON CREDI CHE
INTERNET HA COMPLETAMENTE TOLTO IL GUSTO DI RICERCA DELLE RADICI? QUANDO INVECE NOI ABBIAMO CONSUMATO CASSETTE USCENDO DI CASA.
La
rete ha dato tanto ma ha anche creato una pozzanghera incasinata di robe senza senso, unisci anche il fatto che ora chi è ben munito di denari può prodursi un album da solo in barba alle
label…
e
otterrai un livello qualitativo degli album che va dal fermacarte al sottobicchiere. Tutto questo ha contribuito allo sfacelo discografico e un appiattimento costante di tutta la produzione
attuale, tuttavia non la vedo così tragica… dove si crea una nicchia, per quanto stupida sia, è facile che nasca anche un fenomeno valido.
LA PIÙ BELLA COPERTINA E LA PIÙ BRUTTA?
Mmmm la
sparo li velocissima su due album bestiali: “Domination”dei Morbid Angel
cover di un brutto cosmico, ne parlavamo pochi giorni fa con amici, “In the Nightside Eclipse”
degli Emperor:
sindrome
di Stendhal vieni a me.
USCIAMO DALLA COMFORT ZONE. SINCERO, SE AVESSI AVUTO L'ETÀ' ATTUALE NELLA SCENA METAL ANNI '80/'90, AVRESTI FATTO FORTUNA CON LE TUE ENORMI DOTI ARTISTICHE? QUALE DISCO AVRESTI VOLUTO
DISEGNARE DEL PASSATO?
No.
Non avrei fatto fortuna neanche un po' in quanto sarei comunque nato nell’isolamento culturale della Napoli di quei tempi… avrei continuato ad essere un noioso grafico addetto stampa (come lo
ero nei 12 anni precedenti la mia mutazione improvvisa in illustratore) con seri problemi di disagio punk addosso.
Ipotizzando
che io fossi nato in Germania o negli USA mi sarebbe andata meglio ma sarei stato comunque l’ultima ruota del carro visto i talenti devastanti di quei tempi.
Quindi
“in each scenario
i die” e aggiungi anche il fatto che anche alle cover più brutte ci sono affezionato e non cambierei mai niente…
Ho
avuto l’onore di ridisegnare la cover di “The consvuming Impvlse”
dei Pestilence,
è uscita una bomba, ma la preferisco alla vecchia grezzata classica?
No.
BREVE GRANDE GIOVE ZONE. I TUOI DISEGNI MI RICORDANO TANTISSIMO LO STILE MALATO DEI FUMETTI DI KENTARO MIURA. HAI MAI PENSATO DI BUTTARTI NEI FUMETTI? AL DI FUORI DEL METAL, HAI QUALCHE PASSIONE NERD? (OLTRE A CONDIVIDERE IL VENDICATORE TOSSICO CON ME)
Ti ringrazio davvero per aver trovato una nuova possibile influenza indiretta nei miei disegni! Nel caos che ho in testa infilo di tutto quando disegno e ogni giorno scopro che per qualcuno ho degli elementi in comune con grandi artisti (che spesso non conosco perché sono una capra).
Ti dico che da bambino mi piaceva riempire i quaderni di storie a fumetti random, poi ho capito che i fumetti mi piace solo leggerli, li adoro, ma la mia testa inizia a fumare se porto avanti un progetto per più di 2 giorni… brutta storia. :(
Al di fuori del Metal mi piace un sacco di roba che comunque gli orbiti intorno: fumetti, videogames, film, la Troma ovviamente ahaha… sono anche un patito di retro-gaming… ora ci chiamano così
ma fino a poco tempo fa eravamo noti come “vecchie scorregge nostalgiche”.
OK, ROBERTO. IO TI RINGRAZIO PER LA DISPONIBILITÀ. PUOI CONCLUDERE COME VUOI, SENZA CENSURE....
Sono io che ti ringrazio per avermi ospitato!
Se
siamo senza censure ti lascio volentieri qui il disegnino che ti avrei lasciato sul vetro della tua macchina in segno di affetto:
8==3° (MI
COMPRO UN CAMION PRIMA DI VEDERCI. GRANDE GIOVE)
Edoardo, non so perché, ma vi immagino su un divano a vedere per la 1000esima volta i Ghostbusters ed uno di voi, con un balzo sul divano, esclama: "Facciamo un film sui Ghostbusters Made in Rome!"
E' andata così?
Più o meno sì. Ed è successo quando avevo circa sette anni. Essendo nato nel 1983, avevo conosciuto prima i cartoni animati degli Acchiappafantasmi, i "The Real Ghostbusters", e li adoravo. Poi un bel giorno vidi su Canale 5 il trailer del film in prima visione TV... e riconobbi i personaggi dalle voci! Eh sì, perché i doppiatori del film avevano doppiato anche il cartone animato! Fu la prima volta che compresi la strana "magia" del doppiaggio e cominciai a innamorarmene al punto che oggi quello è proprio il mio lavoro. Ma compresi anche un'altra cosa: i miei eroi dei cartoni animati esistevano anche nel mondo reale! E allora io volevo... anzi... DOVEVO essere uno di loro. È stato allora che iniziai a fantasticare su un mio film di Acchiappafantasmi. Era un sogno di bambino e mi rassegnai presto al fatto che non fosse realizzabile. Almeno finché, per il mio trentesimo compleanno, la mia fidanzata (oggi mia moglie e madre di mia figlia) mi regalò uno zaino protonico. A quel punto la decisione era presa: "questo film lo devo fare". In cinque giorni ho scritto il soggetto e in un mese la prima bozza di sceneggiatura, sulla quale abbiamo poi lavorato per quasi quattro anni insieme a Valerio Albasini Di Giorgio, sceneggiatore e scrittore, e a Cristian Calabretta, regista che mi ha affiancato (e spesso guidato) alla direzione di questo progetto.
Parlatemi dei protagonisti e se hanno delle similitudini con il film originale.
I protagonisti sono personaggi a sé stanti. Ciascuno di loro presenta alcuni tratti riconducibili ai personaggi originali, ma abbiamo cercato di non imitarli mai (anche perché sono assolutamente inimitabili e, provandoci, ci saremmo solo resi ridicoli).
Ludovico Tosi, interpretato da Marco Fumarola, è un professore di Fisica delle particelle arrivato a Roma dall'Università di Padova. Fa parte di un team di ricerca congiunto col CERN di Ginevra ed è un uomo tutto d'un pezzo, un ferreo razionalista che non ha tempo da perdere con sciocchezze come i fantasmi o altre superstizioni. Almeno finché non si troverà suo malgrado faccia a faccia col paranormale.
Simone Ruggeri, interpretato da Fabio Cavalieri, è un tecnico di laboratorio alla facoltà di Fisica. Carattere decisamente esplosivo e fumantino, maniaco dei social e della tecnologia, si perde spesso a seguire strampalate teorie del complotto. Una delle più strane? Certe assurde voci secondo le quali, negli anni '80 e '90, New York sarebbe stata ripetutamente vittima di assalti sovrannaturali.
Davide Lancia, interpretato da me (Edoardo Stoppacciaro) è quel che si dice un fancazzista. Studente fuori corso da una vita, ha passato anni a saltare da una facoltà all'altra senza mai appassionarsi a nulla. Si paga gli studi lavorando in biblioteca, ha un certo senso pratico che lo rende abbastanza attento al quattrino ed è alla disperata ricerca di qualcosa che possa far scattare in lui la "scintilla".
Susanna Tessitore, interpretata da Lidia Perrone, è una giovane e bella professoressa di Fisica sperimentale che collabora con Ludovico al progetto col CERN. È il personaggio che più di ogni altro è legato alla storia dei film originali (spoiler alert!) e si troverà a osservare da vicino le peripezie ectoplasmiche dei tre.
Quante gente sta lavorando al progetto? Avete dei fondi o sponsor?
Il progetto è iniziato come un gioco tra amici. Poi abbiamo cominciato a crederci sempre di più e a coinvolgere altre persone che, col tempo, sono diventate parte della famiglia. Abbiamo iniziato raccogliendo 18500 Euro con un crowdfunding. Quei soldi sono evaporati quasi immediatamente, ma ci hanno permesso di accendere i motori e partire. Il resto è tutto finanziato da noi. "REAL!" è un progetto senza scopo di lucro: non possediamo i diritti del marchio, e qualunque nostra pretesa economica sarebbe una violazione del copyright. Per questo motivo, nessun produttore né sponsor si sarebbe mai imbarcato in qualcosa dalla quale non può esserci il minimo ritorno economico. Al momento delle riprese, abbiamo girato con una troupe di trenta persone, e in questi anni, circa quaranta artisti di effetti visivi e speciali si sono avvicendati alle lavorazioni, sotto la guida del nostro geniale VFX supervisor e lead compositor Marco Tudini.
Il
film è girato interamente in Italia?
Assolutamente sì. La storia è ambientata a Roma, vera protagonista del film, ma abbiamo girato tra Roma e Viterbo tra giugno e settembre 2017.
Ci sarà una Ecto-1 all'italiana? Ma, soprattutto, avrete anche voi una "caserma" degli acchiappafantasmi?
Avremo sicuramente una sorta di "base", ma per come è stata concepita la storia, non avrebbe senso avere né una Ecto-1 né una caserma super attrezzata. Non posso entrare troppo nello specifico per evitare spoiler: vedrai.
Tra i fantasmi "nostrani" troveremo qualche nome di spicco?
Non abbiamo inserito personalità note, ma ci siamo sicuramente ispirati a figure storiche. Il film ruota attorno alla Porta Alchemica (o Porta Magica) di Piazza Vittorio Emanuele, uno dei monumenti esoterici più affascinanti di Roma. Il fantasma principale del film (non ci piace definirlo "villain") si chiama Fulgenzio Ippolito Margano, interpretato da Alessandro Budroni, ed è un alchimista ispirato a figure come Cagliostro e il Conte di Saint-Germain.
La
passione per gli acchiappafantasmi,
vi ha portato anche ad interessarvi delle tematiche sul paranormale? (nel caso, sarei curioso di qualche aneddoto)
Tra noi, quello più ferrato in argomento è il mio amico e co-sceneggiatore Valerio Albasini Di Giorgio, che per molto tempo ha condotto ricerche parapsicologiche con un gruppo di Roma. Se dovessi immaginare un Egon Spengler nella vita reale, sarebbe lui! Ecco un aneddoto direttamente da lui:
Valerio: " Una volta, con un collega, visitavamo un luogo in cui si diceva ci fossero stato degli strani "fenomeni". Dopo un'ispezione, io e il mio collega ci siamo messi a discutere dei risultati in modo critico e con mentalità oggettiva in un corridoio. Una delle porte di casa è sbattuta all'improvviso e, obiettivamente, per i primi cinque secondi la reazione stata molto simile al fascino/spavento che si vede nel primo film di Ghostbusters...seguita poi dalla scoperta che si trattava di una corrente d'aria dovuta ad una finestra aperta. Di base, a mio parere il modo giusto di affrontare questi argomenti è quello di combinare raziocinio e curiosità, nella vita reale, perché il fascino è innegabile ma la cosa migliore è applicare sempre molto buon senso".
Facciamo un gioco. Vi dicono che potete avere uno tra: Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis, Ernie Hudson e, questa la capite solo voi, Eddie Murphy nel film. Chi scegliete e perché?
Ti direi senza ombra di dubbio Harold Ramis, mente geniale, artista straordinario e ispirazione primaria del nostro film... Ma la verità è che lui c'è già. È stato presente fin dal primo giorno, ci ha fatto da angelo custode in così tante occasioni e in modi così incredibili (soprannaturali, posso dirti senza timore di esagerare) da aver convinto anche un serio uomo di scienza come Valerio. Il film è dedicato proprio alla memoria di Harold, e spero che, ovunque lui sia ora, apprezzerà i nostri sforzi.
Visto che Harold pervade ogni istante del nostro lavoro, credo che punteremmo su Dan Aykroyd. L'idea originaria dei Ghostbusters fu sua, e non ha mai smesso di amare il progetto, di crederci anche quando le case di produzione non volevano più saperne. È sempre stato ed è il cuore di noi Acchiappafantasmi.
Posso però anticiparti che, in qualche modo, anche lui sarà "presente" nel film.
Ho sempre sognato avere altri 3 amici folli e girare fieri per la città vestiti da Ghostbusters. Mi dite come cavolo avete riprodotto lo zaino protonico??? Chi è il genio o, le persone, che lavorano ad abiti ed accessori? Calcolate che parlate con uno che ha sempre immaginato di indossare un aspirapolvere modificato.
Ti capiamo perfettamente! Gli zaini che abbiamo nel film sono stati fatti da due propmakers italiani: Mattb1props, Officine Props... e anche da noi, con interventi ad hoc per rendere gli zaini ancor più accurati. Abbiamo anche un'unità di contenimento costruita dal nostro Valerio insieme a suo zio e con qualche piccolo tocco da parte mia.
Voglio
farvi una provocazione, io amo anche Gli Acchiappafantasmi della Filmation.
Eheheheheh! Parli con uno che ha tutti i giocattoli dei Filmation esposti nello studio. Li amo anch'io. Nulla di paragonabile al mio amore per i "REAL Ghostbusters", ma avevano un fascino surreale e un'estetica assolutamente unica che adoro ancora oggi.
Cosa
vi aspettate e cosa vorreste dal nuovo film Ghostbusters Legacy? (o afterlife)
Ci piacerebbe un film realizzato con amore. Tutto qui. Jason Reitman non è suo padre, ha uno stile suo e mi aspetto che lo segua senza snaturarlo. Voglio che racconti la sua storia con sincerità, perché non c'è altro modo per realizzare qualcosa che resti. Vorremmo un film che spieghi che cos'è successo ai Ghostbusters in questi 35 anni (ci abbiamo provato anche noi con "REAL!" e fin qui le versioni sembrano incastrarsi bene). Vorremmo una bella commedia horror con personaggi memorabili, e da quel poco che si è visto, siamo abbastanza fiduciosi.
Ok
ragazzi, io vi ringrazio davvero per l'intervista e
se vi
serve uno Slimer sono
a disposizione. Futuro, date importanti e/o qualsiasi cosa vogliate aggiungere del vostro film.
Grazie a te! È stato fantastico parlare del nostro progetto! Al momento stiamo ultimando gli effetti visivi e siamo in attesa di capire come si evolverà la situazione sanitaria mondiale. Ci piacerebbe riuscire a organizzare almeno una premiere in sala, ma prima di tentare qualunque organizzazione in quel senso, dobbiamo capire che cosa succederà nei prossimi mesi. Quel che è certo è che "REAL! - A Ghostbusters Tale" arriverà questa estate.
Andrea, benvenuto sulle pagine del Grande Giove Blog. Iniziamo subito: parlarci del progetto Conquest Italia.
Buongiorno a tutti i lettori. Conquest Italia è
un circuito nazionale di giochi di miniature che nasce con l’intento di uniformare il gioco organizzato (tornei) a livello Italiano. Ad oggi molte regioni d’Italia seguono e sostengono il
progetto con proposte e idee. In soli 2 anni di attività siamo arrivati a oltre 300 giocatori che partecipano ai nostri eventi e contiamo nei prossimi anni non solo di aumentare questo numero
ma anche di espandere le categorie seguite dal circuito come ad esempio Giochi Di Ruolo e Esport.
Dando
un occhiata alle vostre pagine, non ho potuto notare il supporto che date ai nuovi negozi. In particolare di cosa vi occupate?
Conquest Italia segue negozi e associazioni per dare il supporto in termini organizzativi, dalla pubblicazione dell’evento, alla messa in calendario (per evitare sovrapposizioni), alla creazione di premi fino ad arrivare al caricamento dei dati post evento necessari per la classifica nazionale dei singoli sistemi di gioco. In questo momento grazie ad una particolare formula stiamo aiutando diversi gruppi di gioco a creare la loro associazione targata Conquest, grazie a collaborazioni con enti nazionali.
Giocare di ruolo, qualsiasi gioco sia, significa aggregazione. Avete trovato un'alternativa alla situazione attuale?
Al momento la situazione mondiale non permette la possibilità di organizzare eventi dal vivo e molti gruppi autonomi si sono appoggiati a piattaforme virtuali. Noi al momento siamo in attesa di eventuali riaperture in sicurezza per poter organizzare eventi come quello del Settembre scorso organizzato a Modena con oltre 150 partecipanti. Avendo come obiettivo un ritorno al gioco sociale non ci siamo mossi verso l’online e anche l’inserimento degli Esport nei prossimi anni servirà a creare un ponte tra questi due mondi per cercare di portare i giovanissimi verso un interessamento del gioco dal vivo.
Andrea,
molto probabilmente siamo coetanei. Una volta internet per noi era una chimera, dal vostro canale Twitch ho assistito a diverse sessioni
in giochi di ruolo. Internet vi ha dato qualcosa in più, oppure pensi tolga qualcosa?
Questa è una domanda molto interessante. Internet ad oggi è un ottimo strumento di informazione e di divulgazione, ma spesso viene usato in maniera impropria da persone che sanno solo
lamentarsi da dietro una scrivania.
Io credo che Twitch come You tube e gli altri social possano dare
tantissimo ai singoli gruppi di gioco in termini d’informazione, ma poi bisogna (come in tutti i campi) giocare, testare e farsi una propria idea a riguardo.
Calcolando che siamo nel millennio del Multiplayer Online, come si approcciano le nuove leve al mondo dei Giochi di Ruolo e Wargames?
In questo ultimi anni ho registrato un piccolo cambio di tendenza, molti ragazzi si sono avvicinati al gioco da tavolo e non solo, allontanandosi dalla “solitudine” dall’online per riscoprire il piacere di passare magari una serata tra amici magari con una birra.
Una semplice analisi che possiamo fare da soli e nel vedere il cambio grafico e la semplificazione regolistica di molti titoli importanti come ad esempio il vecchio Warhammer Fantasy, titolo molto vicino ai giochi di rievocazione storica, che trova la sua rinascita ed esplosione di utenza con Age of Sigmar, molto più vicino graficamente ai moderni videogames fantasy. Formula secondo me azzeccata se si vuole facilitare l’ingresso
di nuove leve al gioco.
Quali
sono secondo te le principali differenze tra giocare 20 anni (e più) fa ed oggi?
La
differenza più grande come detto nella domanda precedente è stato l’avvento dell’online. Prima per provare un gioco, una nuova strategia bisognava giocare, giocare e giocare, oggi basta
cercare su internet e copiare la soluzione da chi l’ha già provata. Questo però porta dei svantaggi rispetto al giocatore veterano, copiare una strategia di gioco non significa
necessariamente riuscire poi ad applicarla.
Quindi il mio appello resta lo stesso….giocate di più e discutetene il giusto.
Le istituzioni sono vicine a realtà come la vostra? Cosa servirebbe davvero per dare una spinta in più a tutta la scena italiana?
Alcuni enti nazionali stanno sostenendo il
progetto Conquest Italia dando il supporto necessario a farlo crescere rapidamente. Una spinta grande arriverà quando si riuscirà a far diventare la nostra passione uno sport cosi da attirare
sponsorizzazioni importanti come è successo anni fa con gli Esport.
Andiamo
sul personale. Come e quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo dei Giochi di Ruolo/Wargames?
Se non ricordo male mi avvicinai per la prima volta al mondo ludico dopo aver comprato la prima uscita del Signore degli Anelli in edicola. Dopo qualche anno mi avvinai a Dungeons & Dragons e altri giochi di ruolo (a cui ancora gioco) fino poi a far diventare la mia passione un lavoro con l’apertura di un negozio. Poi quando pensavo di essere arrivato al mio obiettivo ho scoperto il mondo dell’organizzazione di eventi e da lì è nato il progetto Conquest Italia.
Ok, Andrea. Ti ringrazio per l'intervista. Concludi come meglio preferisci...
Volevo innanzitutto ringraziarvi per lo spazio dedicatomi e spero di incontrare presto i creatori e i lettori del Grande Giove Blog, magari già al nostro prossimo evento che sarà a Modena il 12-13 Giugno 2021 (la data è una scommessa vista la situazione pandemica attuale) e invito tutti a visitare il nostro sito www.conquestitalia.it per maggiori informazioni.
CONTATTI:
OK JORGE, PER ME E' DAVVERO UN ONORE AVERTI SU QUESTE PAGINE. DIMMI UN PO', A CHE ETÀ HAI INIZIATO A COLLEZIONARE E QUANDO HAI CAPITO CHE STAVA DIVENTANDO UNA VERA COLLEZIONE?
Ho iniziato a collezionare nel 2015, all'inizio non cercavo tutte le figure, ma a poco a poco si sono aggiunte.
Nel 2018 avevo una collezione abbastanza completa e mi sono confrontato con tanti collezionisti in giro per il mondo, è in quel momento che ho capito tutto il lavoro fatto.
Sapere che molte persone conoscono me e la mia collezione è qualcosa di incredibile, così ho deciso di creare Mr. Toy Collector, non solo per me stesso, ma ho voluto una finestra per tutti coloro che hanno bisogno di aiuto.
E' gratificante far parte del Motu Universe, ho potuto aiutare molti, ho stretto amicizie molto belle e penso che sia la ricompensa più grande di tutte.
PARLACI DELLA TUA COLLEZIONE...
la mia collezione è nata dalla necessità di voler avere alcune figure della mia serie preferita di bambini Masters of the Universe. Quanto ero bambino avevo molti pezzi di cui solo un Thunglashor è sopravvissuto, e volevo trovare un He-man e uno Skeletor per la mia scrivania in ufficio, in quella ricerca sono apparse altre figure e mi stavo riempiendo a poco a poco, e beh, il resto è quello che sappiamo (ahahah).
La mia collezione si concentra su Rotoplast, l'azienda che negli anni '80 aveva il brevetto Mattel nel mio paese, il Venezuela, ho quasi tutte le figure della serie e alcune varianti internazionali, raccolgo tutto ciò che riguarda la serie da etichette, abbigliamento, figure, fumetti, dischi, ecc. E bene, speriamo che continui a crescere!
QUAL E' IL TUO PEZZO MIGLIORE?
Domanda difficile!
Scegliere un singolo pezzo è un po' difficile, perché molti di loro hanno sempre un aneddoto, ma potrei dire che il mio pezzo migliore a livello sentimentale sarebbe Thunglashor, è l'unico che conservo dalla mia infanzia.
A livello di collezione potrebbe essere He Man BA Rotoplast con stivali non verniciati, credo che il mio sia l'unico pezzo in giro.
ETERNIA OPPURE ORDA?
Ovviamente ETERNIA !!!!
IL TUO PERSONAGGIO PERFERITO?
HAHAHA Un'altra domanda difficile!
penso sia Orko: divertente, goffo e con la magia, che dà sempre origine a qualche buona morale per tutta la serie animata.
IN ITALIA ABBIAMO GUARDATO LE PRODUZIONI DELLA FILMATION SU CANALI TELEVISIVI SECONDARI E SCONOSCIUTI. ANCHE IN VENEZUELA?
Sì, anche qui in Venezuela. Attualmente c'è un canale che passa tutti gli episodi, sono stati venduti anche i nastri Betamax e VHS, comunque posso dirti che la serie è abbastanza popolare.
COSA TI ASPETTI E COSA TI PIACEREBBE VEDERE DALLA PROSSIMA SERIE NETFLIX?
Spero prima di tutto che sia quello che il vero He-man e The Masters of The Universe. Poi la storia, spero sia mantenuta, e non accada come la serie SheRa, che è qualcosa di totalmente diverso dal suo concetto e dalla sua storia originali.
Vorrei che la sua essenza venisse mantenuta, potendo modernizzare le animazioni, ma con lo stesso concetto (nel disegno), e aggiungendo tante storie che sono rimaste incompiute o da raccontare, penso che in quel modo sarebbe un successo totale.
CHI HA CREATO I MOTU: ROGER SWEET O MARK TAYLOR?
Se parliamo Motu, Mark Taylor, senza dubbio.
OK JEORGE, GRAZIE DAVVERO PER L'INTERVISTA, CI VOLEVA PROPRIO DELLA SANA NOSTALGIA. CONCLUDI COME PREFERISCI.
È sempre bello poter condividere un po' di me e della mia collezione, voglio ringraziarti per l'opportunità e per avermi preso in considerazione come contenuto per il tuo blog, è semplicemente incredibile.
Ringrazio anche tutte quelle persone che hanno dato tanto in questa incredibile avventura!
A tutte le persone che vogliono collezionare, dico qualcosa, osa e realizza il tuo sogno, recupera un po' di quell'essenza che ha lasciato qualcosa di speciale in ognuno di noi e sii felice.
Invito tutti voi a seguirmi sui miei social network:
https://www.instagram.com/mrtoycollector/
YouTube Mr Toy Collector (in costruzione)
https://www.youtube.com/
Facebook He-Man y los amos del universo-Venezuela
Mi chiamo Lester Knight Chaykin e sono un genio della fisica. Sono un figlio di papà e un nerd anomalo. Si, anomalo: avete mai visto un nerd girare con una Ferrari 288 GT? Io si, me.
Si si, lo so, sembro molto presuntuoso, e lo sono.
Guardate, ho voluto una Ferrari non per rimorchiare ragazze, è solo per sbeffeggiare quei bulli che mi hanno tirato su le mutande per anni ed anni.
La cosa più strana è che, se avessi avuto il “fisico”, molto probabilmente sarei stato anche io un bullo, ed invece, mi sono dovuto buttare nella fisica.
Odio questo mondo, odio che la gente pensa ci sia un Dio lassù a guardarci e che ci ha creato. Beh, sai che ti dico, DIO, che cazzo di mondo di merda hai creato?
Io sono Lester Knight Chaykin e sono un figlio di papà, ed è per questo che ho chiesto un laboratorio ultra avanzato tutto mio. Voglio cambiare il mondo. Voglio ricreare e dare vita a questo mondo.
Se il Doc in Ritorno al Futuro (Grande Giove!) ha viaggiato nel tempo, perché io non posso fare di più. Io sono Lester Knight Chaykin.
Ho lavorato per anni nel mio laboratorio sperduto chissà dove, cercando di isolarmi da quel mondo che io odio e che devo cambiare.
Era il 1991 del quattro Luglio negli States, il giorno dell’indipendenza. Giorno speciale per gli Americani, ma non per me. Thomas Jefferson si rigira nella tomba ogni 4 Luglio nel vedere gente che fa grigliate, picnic, fuochi d’artificio. Bah, bifolchi!
Ricordo che pochi giorni prima era uscito Terminator 2 al cinema, beh perché no, sicuramente potrò godermi il film da solo, mentre la gente è intenta ad ingozzarsi di grasse proteine.
Ho guardato Terminator 2 ipnotizzato, esseri che arrivano da tutt’altro arco temporale, proprio come in Ritorno al Futuro. Ma questa volta, anche a costo della vita altrui, si cerca di cambiare quel futuro.
Terminator 2 ha messo ancor più frustrazione in me ed uscendo dal cinema nuvole e tuoni in lontananza scatenano un senso di pace e allo stesso tempo solitudine che non avevo mai provato.
Salgo sulla mia Ferrari 288 GTO e decido di isolarmi ancor di più, il mio laboratorio è il bunker perfetto.
L’entrata è atipica, un ascensore. Si, perché l’isolamento ormai fa parte di me.
4-5-1-1-9-3-2, segnatevelo, è il codice per entrare nel mio mondo, chissà, magari il mio laboratorio è ancora lì.
Poggio le chiavi dell’auto sulla console, mi siedo quasi scocciato portando la testa indietro, per vedere com’è l’ambiente al contrario.
Prima di iniziare ogni lavoro, preparo una tazza di acquoso caffè americano e, quel giorno, sarà l’ultima volta che ne berrò uno. Quanto mi manca adesso, non sapete cosa darei per mettere le mani intorno ad una calda tazza.
Il tempo all’esterno è irrequieto: vento, fulmini, tuoni. Ho un brutto presagio. Ma io sono lì per lavorare ed allora avvio l’ennesimo esperimento, che già so che mi porterà al fallimento.
Acqua. Buio, luce, soffoco...sono morto? Mi sento come un bambino nel grembo materno che non vede l’ora di uscire.
Sto morendo, sento che sto morendo. Io sono Lester Knight Chaykin cazzo! Non ora. Acqua?!?! Ma cosa stracazzo succede? Il laboratorio è super impermeabilizzato, inaccessibile, l’ho progettato io. Ok Lester, vai su, è l’unica via.
Aria. Quando si dice “all’aria aperta”, quante volte me l’hanno detto ed io li snobbavo. Respiro tutto quello che c’è da respirare. Rido, piango, ho freddo e allo stesso tempo sento che il sangue torna lentamente a scaldare il mio corpo.
Terra. Un tornado? L'America ha dichiarato davvero guerra all’Unione Sovietica? Davanti a me non ci sono più gli Stati Uniti d’America. Il sogno Americano è finito.
Pace. Silenzio, intorno a me solo silenzio. Roccia, fredda roccia, ma che, non so perché, mi dà sicurezza e serenità. Riesco a vedere l’orizzonte dell’orizzonte, non c’è nulla, solo pace.
Paura. Vedo in cielo una strana Luna che copre un altro pianeta. In quel momento ricordo di essere un uomo di scienza, realizzo.
Consapevolezza. Io sono Lester Knight Chaykin, il ragazzo presuntuoso, l’atipico nerd, quello che snobba tutti, colui che odia il sogno Americano. Per un attimo avevo accarezzato l’idea della fine del sogno Americano. Finalmente i sovietici hanno messo fine a orde di razze proveniente di altri continenti.
Ma adesso, sono consapevole che l’immigrato sono io.
Mi incammino, senza sapere dove sto andando. Sulla mia strada trovo ostili creaturine simili a serpenti ma con le movenze di un bruco. Le prendo a calci, schifato.
Mentre cammino ho come una strana sensazione, come se qualcuno mi stesso osservando, eppure, intorno a me, c’è il nulla. Solo fredda pietra.
Ma la pietra si sa, prima ha un inizio e poi una fine. Rumore di pietre che si rompono, un'ombra, due grandi occhi e salta giù, davanti a me.
L’uomo di scienza in quello momento si stacca da me, e divento un uomo. Corri Lester, corri. Qualsiasi cosa sia, tu corri.
Serpenti lombrico, roccia ed il fiato pesante del “coso” sul mio collo mi trasformano nel Ben Johnson più veloce di tutti i tempi. Che strana la vita, io che lo guardavo con disprezzo per quel suo sogno Americano.
Un vicolo cieco ed una fune a salvarmi, mi fa saltare dietro al “coso”. E corro, cazzo se corro.
Ok, Lester, sei tornato proprio dove hai incontrato il “coso”, ora salta Les, salta! Un silenzioso e rosso fascio di luce affianca il mio orecchio, il calore quasi squaglia il mio lobo. Un'altra ombra. Sono stremato stavolta, fatemi dormire.
Cazzo! Non ho la terra sotto il culo! Dove sono! Ancora freddo, ma questa volta è un freddo metallico. Sbarre, solo sbarre. Ancora consapevolezza. Sono nella merda.
Stringo quelle sbarre nelle mie mani, perché sotto di me c’è il vuoto e, tutto sommato, sono quasi felice di esser lì dentro.
Quando il sangue mi torna al cervello, faccio un balzo all’indietro e noto che davanti a me c’è un pelatone. Ma non è come me.
“Che cazzo hai da guar...”.Fermati Les, qui non è l’America.
“Ehi, sei grande e grosso, facciamo qualcosa”. Niente, non comprende. C’è un linguaggio universale, l’agire.
Inizio a muovermi dondolando, il pelatone, capisce. La nostra cella inizia a muoversi ed una strana guardia, della stessa "razza" del pelatone, ci intima nella sua strana lingua di fermarci. Non ho nulla da perdere, continuo.
La cella si stacca e noi gli finiamo addosso.
Guardo il pelatone, lui guarda me, che bello che è il linguaggio universale, agiamo. Si scappa.
Sento di nuovo quel calore e luce rossa passarmi rasente sulle orecchie, ma questa volta sono tanti, oh sì se sono tanti. Fortuna che la guardia aveva con sé un'arma ed io che, fino a quel momento avevo sparato solo con Battlezone con il mio Atari 2600, sparavo alla cieca.
Altro vicolo cieco ed una porta chiusa.
“Dai pelatone, apri quella porta”, mentre continuavo a sparare al nulla.
Si apre, un ascensore ed ho un déjà-vu. Il mio laboratorio, che fine avrà fatto?
Questa volta non scendo, ma salgo, non so perché. Io e il pelatone ci troviamo all’interno di una cupola, e dall’unica finestra con sbarre entrano quattro fasci di luce, calore. Finalmente.
Io e il pelatone guardiamo fuori. Neanche nei libri di fantascienza più assurdi che io possa aver letto ho immaginato una cosa del genere.
“Ehi, pelatone, dove mi trovo!”. Lui mi guarda inclinando la testa verso destra, accigliando delle ciglia che non ha (si, lo so. Ma so che avete capito). È la stessa cosa che facevo io quando un messicano mi chiedeva un'informazione.
“Sai che c’è, da oggi sei Buddy”. “Buddy, capito?”.
“Bubbi”.
“No, Budd...ah, bah. Lasciamo perdere”.
“Senti, Buddy. Dobbiamo...uscire...di qui.”
Mi fa un cenno con la testa, ha capito. Non so perché, ma so che ha capito.
Scendiamo questa volta e ci troviamo porte invalicabili, con guardie a far da scudo. Guardo Buddy e poi le guardie, non capisco, eppure, sono uguali.
Buddy mi fa un cenno e indicandomi un pannello di controllo, ah che bello il linguaggio universale. Sparo, ed il meccanismo che apre le porte separa noi dalle guardie, permettendoci di andare avanti.
“Ehi, Buddy, ottima pensata!”
Ancora una volta la testa Buddy mi fa un cenno, una botola.
“Eh no eh! Io li dentro non ci vado”. Buddy sembra quasi ridersela dentro, sa che mi tocca.
Mi calo dentro, il buio, un déjà-vu. Rotolo evitando trappole ed insidie stile Pitfall.
Mi ritrovo in una grotta, perdo Buddy e sono di nuovo solo. Cazzo lo sapevo, non dovevo fidarmi!
La grotta è piena di strane “presenze”, fanno di tutto per portarmi su con loro. Combatto, resisto. Acqua, tanta acqua. Un altro déjà-vu.
Torno nell’edifico. “Ah bene, eccoti qui”, Buddy è sotto il pavimento, il suo grosso fisico si muove lentamente in una cavità larga un suo terzo.
Buddy è bloccato, come al solito sono io a dover fare il lavoro sporco. Corro, sparo, uccido, libero Buddy e lui, come al solito, si dilegua nel buio. Perché continuo a fidarmi di questo pelatone?
Si ricomincia. Corro, sparo, uccido. Vedo una luce, cazzo! Sbarre. Dietro di me due ceffi alieni, sparano i bastardi, cazzo quanto sparano. Provo a resistere, ma so bene che la mia fine è vicina, purtroppo, le pistole aliene soffrono di surriscaldamento.
Alzo la testa e vedo un enorme sfera bianca uscire dal tetto. Mi afferra e mi porta su.
“Ehi, brutto figlio di puttana!” Sembra aver capito. “Scusa, Buddy, è un modo di dire di noi Americani”. Mi afferra con le mani sulle spalle, ho paura, per la prima volta ho paura. Mi guarda ed inizia a toccarmi come a cercar di capire se ho qualcosa di rotto. Ora comanda lui i giochi, agisce ed io mi fido.
Corriamo in un edificio all’apparenza abbandonato, ma la nostra pseudo scaltrezza non ci premia. Due guardie armate fino ai denti, Buddy non ci pensa due volte e salta alle spalle di uno dei due. Per un attimo si gira, mi guarda, sembra quasi sorridermi. Sembra come volermi di "scappa ragazzo, approfittane, scappa". Scappo, cerco di darmela a gambe come più non posso. “Lester, ma che merda sei?”. “Quell’esse...”. “Essere?”. “Mhmm. Qui l’essere sono io”
“Buddyyyyyyyyyyyy!!!!!!!!!”. È ancora lì, a combattere come solo un Hulk Hogan sapeva fare. Sparo al primo, Buddy mi guarda, ride e ruota la testa della guardia che adesso guarda me.
Un ascensore, sempre lui. Ci ritroviamo dentro una sorta di astronave nel bel mezzo di una guerra. “Buddy, questa è roba tua! portaci via di qui”. Capisco che Buddy si sente come me se fossi stato dentro un caccia Americano. Premiamo tasti a caso, non abbiamo nulla da perdere. Su! Mi trovo catapultato all’interno delle terme aliene, con tanto di prostitute anch’esse aliene. Come da copione, perdo Buddy.
Attraverso correndo un ponte ed un'esplosione mi butta giù. Ancora lui, le sue manone fredde a salvarmi. Ma avevo fatto male i conti, qui sono tutti simili e si fanno la guerra, non era Buddy. Un colosso alieno mi porta su e mi scaraventa sul pavimento, senso le costole fare crack. Mi muovo strisciando, vedendo in lontananza un marchingegno con delle leve, forse possono salvarmi. Dietro di me il colosso si muove lento, capisco che se la sta ridendo dentro di sé. Un'ombra, ancora un déjà-vu, è Buddy! Salta alle spalle del collo ed ancora una volta, mi guarda sorridendo "stavolta vai ragazzo, salvati". Il colosso butta giù Buddy, lo perdo davvero stavolta. Afferro con la mano il pomello della leva, attendendo il momento giusto. Ora! Un fascio di luce travolge il colosso ed io mi catapulto su.
Un enorme volatile, è il mio biglietto verso la libertà. Striscio, sono esausto, con l’animale alieno che mi guarda impassibile. Svengo.
Quando mi riprendo sono in alto, non riesco neanche a capire dov’è l’orizzonte. Buddy mi guarda con sguardo fiero e stanco. Sono in un altro mondo amico mio, grazie, adesso ho capito tutto.
.Valeriano, ti avevo lasciato adolescente sempre alla ricerca del nuovo Manga. Ti ritrovo un uomo, folle, che fa il Michelangelo su qualsiasi cosa. Cos’è successo nel periodo tra l’adolescente e l’uomo?
Ciao Francesco, non è cambiato poi molto perchè ho sempre disegnato ,scolpito e letto manga , le uniche due differenze sono che ho iniziato a lavorare nel ristorante di famiglia( la causa principale delle mie sculture sugli alimenti )e una bimba di otto anni che mi gira tutto il giorno in torno.
-Quali sono i soggetti che ti piace di più raffigurare e quali sono i soggetti che ti commissionano maggiormente?
Personalmente preferisco scolpire "opere" di mia creazione ma non disdegno intagliare personaggi di manga o film che mi hanno suscitato emozioni, anche perché queste sono le cose che la massa cerca.Quando mi commissionano un opera nel 80% dei casi mi chiedono un ritratto di un loro caro.
-I chicchi di caffè, perché!?!? Sfida personale?
No, semplice caso.
Nel 2018 mentre facevo un caffè ad un cliente al ristorante ho acceso il macina caffè e mentre i chicchi venivano triturati nel rumore assordante della macchina mi è venuto un flash, ho preso un pugno di chicchi e li ho messi in tasca, quando abbiamo chiuso intorno alle 23 e 30 sono corso a casa e mi sono messo ad incidere i chicchi a occhio nudo fino al mattino seguente.
-Artisti come Jago sono delle vere star all’estero, non fraintendermi,
anche qui ha il suo seguito. Ma noto che in Italia facciamo di tutto per mandare la gente fuori lo stivale a far fortuna. Cosa ne pensi? Precisando che tu sei rimasto ancorato in Molise e questo
ti fa solo onore.
Che cos'è l'Italia? Non la
conosco!
Nel 2013 quando ho capito il potenziale che avevano le mie sculture di frutta ho iniziato a pensare come avrei potuto condividerle con il resto del mondo e l'unica soluzione che mi è venuta in
mente è stata quella di fare dei video per YouTube.
La svolta è venuta con questo video che a riguardarlo ora non mi piace :
Dall
'America sono iniziati i primi articoli da giornali importanti, poi da tutto il mondo addirittura da nazioni che nemmeno conoscevo! Dopo più di un mese(per la velocità di internet è
tantissimo) vengo contattato dal giornale "La Stampa" per un'intervista e s dopo altro tempo e vengo contattato dai "giornali" molisani, non penso che devo aggiungere altro.
Ho ricevute molte proposte di lavoro all'estero ma non ho mai accettato, per 3 motivi:
-Per collegarmi e dare ancor più valore alla precedente domanda, io so che tu hai avuto l’attenzione di una Tv Giapponese. Dimmi un po', cos’è successo?
I giapponesi mi avevano contattato parecchie volte per altre cose prima della
Nippon Tv, questo programma cercava qualcosa di particolare e strano da far fare alle 3 comiche giapponesi di cui ho poi realizzato i ritratti su delle patate che poi si sono
mangiate.
La cosa che mi ha sorpreso di più è stata la loro gentilezza ma soprattutto la loro capacità di addormentarsi in qualsiasi posto anche solo per 5 minuti.
Ora ti racconto una cosa che non c'entra con il Giappone ma è sempre collegata all'estero.
In Spagna ero ospite nella trasmissione "El Hormiguero" insieme a Xavier Bardem (nella mia ignoranza non sapevo chi fosse) lui si congratula con me e mi stringe la mano. Il giorno dopo mi
arrivano messaggi da miei conoscenti sorpresi che ero in tv con lui chiedendomi come fosse, io ovviamente non capivo il perché, solo dopo ho fatto una ricerca su google e mi sono dato uno schiaffo in faccia.
-Internet ci ha dato tanto, ma tolto tantissimo. Nel 1400 e 1500 la gente, spontaneamente, si avvicinava alle opere dei grandi dell’epoca. Oggi è il contrario, internet avvicina noi agli altri. La gente non è più curiosa?
Il problema e la fortuna di internet è che ormai c'è di tutto, se hai un problema lo risolvi grazie ad una ricerca su Google.
<< bellissimo ok, ma allora perché è un problema? >>
Perché oramai ( la maggior parte dell) la gente è abituata alla pappa pronta, se c'è un qualsiasi ostacolo nel loro percorso e non trovano la soluzione su internet o da qualcuno che conoscono, non spremono le meningi ma preferiscono abbandonare, è questo è un grosso problema specialmente nei ragazzi.
Grazie a Internet riesco a lavorare qui
in Molise con le sculture, perché se sai raccontarti(cosa che io
non so fare) riesci a crearti un pubblico affezionato che ti sostiene in tutto quello che fai.
Se non ci fosse internet( i social per
lo più) avrei dovuto fare come mio padre negli anni 60 che è dovuto andare in giro per il mondo per promuovere la sua arte, ma conoscendomi non l'avrei mai
fatto.
Quali sono i tuoi artisti preferiti?
Nella musica ne ho moltissimi, in quest'ultimo anno mi sono
avvicinato al prog rock italiano degli anni settanta e mi si è aperto un mondo!
Banco del Mutuo Soccorso(oggi che ti rispondo è l'anniversario della morte di Francesco Di Giacomo) le Orme, gli Area con il geniale Demetrio Startos, ma più credo di avere una visione
completa di quel periodo musicale più scopro capolavori che molto spesso sono singoli album perché la band in questione dopo si è
sciolta.
Vi consiglio quest'album della Locanda delle Fate che tuttora è il mio album preferito in assoluto:
Tornando sulla musica in generale
Protest the Hero, Leprous, Opeth, Pain of Salvation e Ayreon, Dream Theater, Genesis, Yes , Judas Priest, Megadeth, Haggard, Arcturus e Solefald ma potrei stare qui per ore, quindi la smetto.
Manga: Berserk, Monster, Homunculus, Devilman
Serie: Breaking Bad, Twin Peaks
Film : Lasciami Entrare (versione svedese), The Hateful Eight
-Parlando di arte in generale, ti occupi solo di scultura?
Per condividere i miei lavori su internet ho dovuto studiare la fotografia e di conseguenza me sono appassionato, come anche il videomaking.
Realizzo le etichette per la birra Artigianale di mio fratello con Photoshop, mi piace realizzare delle grafiche e ogni tanto dipingo.
Mi piace fare qualsiasi processo di creazione che implica principalmente il lavoro delle mani.
Prima mi hai parlato di Birra, secondo me non mi hai raccontato tutto!
Si!
Birre Artigianali, 3 anni fa mio fratello Marino(un pazzo) ha aperto
il birrificio artigianale "4 Queens" qui in Molise, più precisamente ad Oratino.
Il nome è in onore delle sue 4 figlie, ma ora è nato un maschio quindi probabilmente ci dovrà aggiungere
il + 1!
Io gli realizzo la gran parte delle etichette e vengo pagato in birra.
Prima della "pandemia" lavoravano alla grande e partecipavano a parecchi concorsi, nei quali hanno vinto
anche dei premi, ma da un anno a questa parte la produzione si è abbassate del 80%.
La birra, dicono sia molto buona...si dicono, perché io sono astemio.
Prendete questo articolo come una sorta di prefazione dell’intervista ad Andrea Zicchillo, subito a seguire.
Avrei dovuto fare tutt’altro tipo di articolo, pensavo di tornare su recensioni o un bel “guarda l’ho finito”. Poi, Andrea, mi ha dato un piccolo spunto.
Questo blog parla di passioni, un giorno vorrei anche parlarvi di “punto&cucito”, si, perché una passione è pur sempre una passione.
Era il 2007 e le mie esperienze fuori Campobasso mi avevano messo davanti ad una realtà completamente diversa: perché nella mia cazzo di città non c’è uno stronzo con un'attività ludiconerdfacciamoci4chiacchiere???
Ed ecco lo stronzo, io.
C’era un signore in tv che aveva sempre il motto dei “BAMBOCCIONI”, ed io non volevo essere uno di quelli.
Cazzo, vedi, anche le istituzioni vogliono che fai il grande passo. E cazzo se lo feci.
Volevo unire il lavoro alle mie più grandi passioni e solo grazie all’aiuto dei miei potetti fare quello che solo un pazzo poteva realizzare.
Avevo circa 24/25 anni e mi trovai proiettato in pratiche bancarie, fornitori, locatori, gente che ti proponeva qualsiasi cosa. Ma ormai il mio obiettivo era preciso, dovevo aprire 1UP.
Mi resi conto di quanta brutta burocrazia abbiamo in Italia, tipo quella di pagare l’affitto per un mese senza partire, perché uno stronzo non ti mette un timbro sulla stessa autorizzazione ad aprire.
Ma si, credici, lo dicono anche in Tv: “BASTA BAMBOCCIONI!”.
Ho sempre lavorato nella mia vita ed ero abituato ad uno stipendio, trovarsi a maneggiare tanti soldi e pratiche a quell’età, fu un trauma come pochi.
Ma come dice lo slogan “facile.it, facile.it, facile.it”, io ci credo e non sono un BAMBOCCIONE!
Ricordo la mia prima fornitura per l’inaugurazione, tanta roba, ma davvero tanta.
Con la mia attuale compagna (santa donna) passammo un’intera notte a scartare pacchi ed allestire il negozio, ci trovammo davanti ad una marea di videogames, action figure, fumetti, gadget di ogni tipo. Con la continua tentazione del “questo lo tengo per me” e lei, santa donna, a togliermelo dalle mani, faccia seria e con un “no look” lo poggiava sullo scaffale.
Guardate non ho mai fatto i soldi con 1UP,anzi, però la cosa che mi rendeva orgoglioso era l’aggregazione.
Aggregazione, parola ormai persa (grazie al cazzo, c’è il covid). Ma 1up dalle 9 alle 20.30, accoglieva gente che la mattina marinava la scuola per farsi una partita a Magic o Warhammer, entravano persone per comprare un fumetto ed uscivano con 3 action figure, 1 videogame e con la promessa che sarebbero tornati per capire quello strano gioco con le miniature da dipingere.
Non ero più Francesco, ero “quello di 1UP”, e non vi nascondo che ancora oggi mi chiamano così.
Ovviamente è fisiologico che negozi/locali di questo tipo creino i “fedelissimi”. Erano all’incirca 7 o 8, tra questi anche il buon Andrea.
Pensate, conobbi Andre perché aveva comprato, con suo stupore, un Ninja Gaiden a pochissimo! Era stupito che l’usato all’interno di 1UP non fosse messo sullo scaffale con lo stile di una nota catena di videogames: 70 euro nuovo, 59,90 usato.
Era stupito che se mi avesse portato un gioco usato, non gli avrei mai dato una valutazione di 0,10 centesimi di euro.
1UP era gestito non da me, ma dalla passione, in fin dei conti io ero sempre stato dall’altra parte.
Prima di lasciarvi ad Andrea, voglio ricordare quel periodo con questo aneddoto, che riassume un po' tutto:
Erano i primi mesi di vita e già avevo i miei fedelissimi, al locale mancava qualcosa, quel tocco che avrebbe dato al senso di aggregazione il giusto valore: Games Workshop.
Li contattati, loro furono felici ed anche noi fummo felici.
Il primo ordine era bello tosto, si perché avere il loro corner comportava regole e l’esordio doveva essere al top. Tutto programmato, tutto fatto, l’ordine sarà qui tra una settimana.
Quando arrivò quel giorno, non posso mai dimenticarmi che dalle 9 del mattino arrivarono i miei fedelissimi, pensando che il corriere fosse già lì. La cosa più romantica fu proprio questo: era come se quel corriere dovesse venire lì per loro, come se fosse un loro ordine.
Arrivarono le 13.30, il corriere non passo e la nostra delusione era viva.
“Ragà, io vado a mangiare, ci vediamo dopo” dissi a coloro che avevano gli occhi tristi.
Sembrava che quello a cui non fregava un cavolo, fossi proprio io.
Li ritrovai lì, dove li avevo lasciati, seduti sulla panchina davanti il negozio a sfregarsi le mani.
Ore 16, nulla. Ore 17, nulla. Ore 18, nulla.
“Ragà, qua non arriva nessuno mi sa, dai spariamoci una partica alla WII e non ci pensiamo più”.
Vi giuro, il furgone nero con il logo dorato era lì fuori.
Era buio e il corriere scese dal furgone con angeliche voci gregoriane ed una luce stile Barbara D'Urso lo avvolgeva. Era biondo, occhi azzurri ed aveva una spada. No vabbè, la spada me la sono inventata.
Il cavalie...il corriere aprì con le sue bracca muscolose le pesanti porte sul retro del furgone. Noi eravamo come Nani davanti ad un nuovo tesoro scovato.
Ricordo una lunga esultanza.
Gli anni andarono avanti ed il negozio fu gestito sempre con passione, ma qualcosa mancava: non ero più un BAMBOCCIONE, ma lo stato si era scordato di noi.
Ormai sei nel mondo di Warhammer da quasi 15 anni, come si è evoluto il tuo stile e anche gli strumenti per la pittura?
Qui-quindici anni!? Davvero è passato così tanto tempo!? - rivolgo un'occhiata imbarazzata alla pila di miniature ancora avvolte nel cellophane, per poi distogliere rapidamente lo sguardo...insomma, guardare l'abisso o robe così; mi sembra d'aver iniziato ieri a muovere i primi passi dentro questo incredibile universo che è l'HOBBY.
È stupefacente pensare che tutto questo è nato così, fortuitamente, da un'altra delle mie (molteplici) passioni, i videogiochi.
Non ricordo bene l'anno preciso (te lo dico io, 2007 n.d.r.) , avevo la Playstation 3, il modello cicciotto e lucido, ed ero alla ricerca di nuovi titoli da provare, così mi accingevo a varcare la soglia di 1UP!, negozio di videogiochi a Campobasso, fresco d'apertura, gestito da nientemeno che dal vs. Grande Giove in persona! (avrei preferito tutto maiuscolo, ma vabbè n.d.r.) un locale meraviglioso, fornitissimo, la mecca di ogni appassionato/nerd per farla breve!
Ah! l'innocenza nel chiedere a cosa servissero quei tavoli con quei palazzi in miniatura, quegli strani libri chiamati Codex, il candore nello scoprire che quei piccoli pupazzi (termine che utilizzo con affetto) nelle vetrine, "soldatini" come direbbe qualcuno, nascevano da degli Sprue e andavano minuziosamente assemblati e dipinti, che non erano delle action figures in miniatura ma delle vere e proprie tele bianche sulle quali dare sfogo a tutta la propria creatività.
Quanto ignoravo.
Cos'era sto Warhammer 40.000? Perché non ne avevo mai sentito parlare prima?
Dovevo rimediare, uscii dal negozio con qualche videogioco in più, e quella che credo fu la mia prima "dose" in assoluto prodotta dalla Games workshop, un paint set di Space Marines. (di cui potete ammirare, qui sotto, un immagine originale dell'epoca n.d.r.)
I primi risultati non erano dei più brillanti (di cui potete ammirare, qui sopra, un immagine originale dell'epoca n.d.r.) - le icone Ultramarines al rovescio! - ma c'era del potenziale. Dai primi pupazzi agli attuali c'è stata una continua evoluzione delle tecniche e dello stile, studiando le tecniche basilari sui vari White Dwarf e grazie al passaparola tra amici.
Compresi in fretta che lavorare su una scala così ridotta rispetto ad una pittura più "tradizionale", avrebbe comportato un approccio radicalmente diverso, focalizzando l'attenzione sullo spingere i contrasti e la correttezza rappresentazione dei volumi, ora non più confinato ad uno spazio bidimensionale ma in 3D e quindi osservabile da più angolazioni.
Agli inizi, oltre a quei pochi colori del paint set, utilizzavo degli acrilici per artisti; consiglio di utilizzare da subito colori specializzati per miniature anche se si è principianti: GW, Vallejo, Tamiya, Scale75, per citarne alcuni, essendo formulati per miniature vi risparmieranno non pochi grattacapi e livelleranno qualche "dosso" di una non troppo dolce curva d'apprendimento.
Inoltre, ritengo essenziale munirsi di tavolozza umida e di pennelli con un buon serbatoio e ottime punte, non per forza minuscoli, un 1 o un 2 tondi sono perfetti per muovere i primi passi.
La tua edizione preferita?
Partendo dall'assunto che non mi definisco un giocatore accanito, ho approcciato il 40k alla sua quinta edizione arrivando fino all'attuale nona, saltando solo l'ottava con una parentesi piuttosto ampia anche con Age of Sigmar, giusto per non farmi mancare nulla!
Sono estremamente affezionato alla settima edizione, specialmente nella sua versione riveduta e corretta ambientata nel 30k (Horus Heresy), ma recentemente la nona edizione, il 40k, mi sta appassionando non poco coi suoi stratagemmi, la sua granularità nel costruire le armate, il suo bilanciamento e, soprattutto, mi ha fornito un'ottima scusa per dipingere più pupazzi, tra i quali la mia adorata Death Guard correntemente in lavorazione.
C'è qualcosa che cambieresti o vorresti implementare nel gioco?
Il sistema del 40k è in continua evoluzione, specialmente dopo lo scossone dato con l'ottava edizione che ha tagliato nettamente i ponti col passato, dando nuova linfa a un regolamento che stava purtroppo ripiegandosi su se stesso, schiacciato da una mole di regole divenuta quasi ingestibile.
Il sistema perfetto forse esiste solo nelle nostre teste (ohhhh, ce stamo sempre a lamentà! n.d.r.) e non mi reputo un esperto di wargames, ma la nona mi piace molto, ed è fruibile sia giocata a livello competitivo che nei club, possiede il giusto mix di complessità e accessibilità, mi auguro il reinserimento di alcune dinamiche più "simulative" relative ai veicoli che con gli anni sono andate perdute, ma la vedo dura vista la nuova traiettoria intrapresa dalla Games workshop.
Che tipo di realtà è la community della Games Workshop italiana?
Se per community GW intendi la mole di appassionati sparsi per il paese (e il mondo), é praticamente una grande famiglia. Non è un'esagerazione!
Mi è capitato di andare a fiere come il Modena Play, di visitare il Warhammer world a Nottingham, di partecipare a tornei e con chiunque parlassi c'è sempre stata una connessione immediata, come se ci si conoscesse da sempre, credo sia comune a chiunque ami un certo tipo di immaginario, film, letteratura, ecc...ma è una roba più profonda, che trovo complicata da spiegare, è una sorta di riflesso della passione profusa nelle varie sfaccettature dell'hobby, manifesta sotto forma di calore umano.
Parlaci del tuo esercito.
Quale dei due-tre-quat- ahem!?
Oh, guarda quella nuova miniatura appena uscita? Che brutto lasciarla sola soletta, perché non prendere degli amichetti?
La verità è che ne ho completati molti sotto forma di commissioni e, quindi, ho sempre messo in secondo piano il mio esercito personale!
Nel 2021 mi sono posto come obbiettivo di finire duemila punti di Death Guard, ora che è anche nero su bianco non ho più scuse!
Poi ci sarebbe il primo amore, gli Ultramarines (30k/40k), ma per il momento ho collezionato tutti i pezzi, il prossimo passo è farli uscire dalle scatole! (calcola che devi fare la mia Raven Guard e un Galactus di 60cm n.d.r.)
C'è una partita che non dimenticherai mai?
Ho una pessima memoria, però ricordo con piacere scontri fino all'ultimo modello per decretare un vincitore, sono sicuramente le partite migliori quelle combattute, dove ogni tiro di dado diventa cruciale sia per te che per il tuo avversario.
Poi ci sono tutti quegli eventi tra amici (merce rara di questi tempi), in pieno stile Molisano, con l'arrosto sullo sfondo e Warhammer in primo piano, difficili da battere!
Andrea, concludiamo l'intervista con una mia curiosità. So che avete messo su una bellissima iniziativa, Gli Argonauti. Raccontaci un po'.
Agli inizi del 2020, insieme ad un gruppo di appassionati, abbiamo deciso di unire le forze e mettere in piedi un'associazione ludico culturale. Purtroppo è successo quello che sappiamo tutti e abbiamo dovuto rimandare a Settembre.
Siamo un gruppo eterogeneo di appassionati di tutte le sfere nerd: giochi di ruolo, giochi da tavola, Warhammer, Magic, videogiochi. Insomma, tutto lo scibile dell'intrattenimento ludico, a cavallo tra la fine del 2019 e gli inizi del 2020 abbiamo deciso di unire le forze e di mettere in piedi un'associazione ludico culturale.
Abbiamo inaugurato a Settembre con la ripresa delle attività ricreative, salvo, purtroppo, aver dovuto chiudere dopo qualche mese come da DPCM!
In questo seppur breve periodo si è comunque intravisto il potenziale di un luogo che racchiude così tanti interessi, simili ma molto diversificati tra loro, un luogo del quale si sentiva la mancanza a Campobasso, dove poter realmente "staccare la spina" per qualche ora in compagnia di volti amici.
Siamo prontissimi per il futuro e non vediamo l'ora di poter ritornare a giocare e ridere insieme con serenità.
La foto che vedete qui di fianco, è l’inizio di tutto.
La mia ribellione contro l’umanità parte da questa foto.
In questa foto mi chiedo: “perché”?
Voglio vestirmi come i miei amici dell’asilo, voglio essere un teppista. Eh niente, da buon figlio unico, ero il cocco di mamma e papà.
Prima di andare all’asilo avevo una sorta di tata, si chiamava Adriana, di cui ho un'immagine nebbiosa, qualche ricordo confuso qua e là. Amavo stare in salotto, per terra con le gambe incrociate, il mio succhino alla pera (che ancora oggi adoro), pane e nutella con lo sguardo all’insù; con lo stesso sguardo che ho nella foto qui accanto.
Conoscevo a memoria tutto il palinsesto Rete4, Italia 1, Odeon Tv, Telenorba, Junior Tv. Passavo da un canale all’altro così:
-Ore 7, colazione con caffè e latte, perché dovevo guardare Caffelatte con il pupazzo Vitamina, Roberto Ceriotti e Carlotta Brambilla;
-Dalle ore 8 alle ore 12 andavano in onda le prime quattro ore di Junior Tv. Amavo Junior Tv non solo per i cartoni che trasmetteva, ma soprattutto perché era un mondo per bambini a 360°, a partire dal baby show, notizie, curiosità e poi lui, Cin Ciao Lin un cinese che raccontava barzellette che non facevano ridere, ma io ridevo per il suo modo di ridere.
-Il pomeriggio era dedicato, ovviamente, a Bim Bum Bam, che non ha bisogno di presentazioni;
-Ed ecco arrivare, molto probabilmente, al fulcro di questo articolo, perché ovviamente vi starete chiesti di tutto questo preambolo. Odeon Tv e Telenorba.
Ora, noi bambini degli anni ‘80 abbiamo avuto la fortuna di vivere i cartoni e i giocattoli come non li ha vissuti mai nessuno. Fino a quel momento non esistevano i “personaggi” o gli eroi con un merchandising potente. Le bambine prima degli ‘80 erano ancora abituate a giocare con gli stereotipi della casalinga.
La mia sete di potere e dominio del mondo, nasce dall’esser sempre stato affascinato dai cattivi. Ho la sindrome di Barney Stinson: la convinzione che specifici cattivi, in realtà fossero i veri protagonisti di serie tv, cartoni, film, fumetti, ecc...
In quegli anni eravamo bombardati dalle morali, ogni cartone doveva avere una morale, dovevi per forza essere buono, ti costringevano a vedere Candy Candy e Annette.
Ecco perché, il palinsesto dalle 18 era il più fico di tutti:
-Masters of the Universe;
-BraveStarr;
-Thundercats;
-G.I. Joe;
-Transformers;
-Visionaries.
Bramavo l’armatura di Skeletor, la spada dei Thundercats, cavalcare Trenta Trenta!
Ed eccoci qui, al mio dramma...quello che sto per raccontare, è tutto vero, non è frutto di una mia invenzione e, chiunque voglia, posso fornire testimonianze sull’accaduto (“un giorno in pretura” mode on).
La recita di natale all’asilo è stato uno dei primi eventi traumatici, io insistevo per fare il bambinello, ma niente, non fu possibile. Io spiegai che avevo le carte in regola, ma niente.
Ho passato circa 3 ore vestito da pastorello, mia nonna, se non ricordo male, mi portò un cappotto fatto di vera lana di pecora, indossavo un cappellino di lana, stivaletti ed avevo lo sguardo perso. I miei genitori e mia nonna erano fieri di tale oltraggio...perché io? Io che volevo essere il nuovo Gesù di Eternia.
Arrivò il carnevale ed ero convinto che il mio riscatto fosse vicino, già mi vedevo vestito da Capitan Harlock a rincorrere fresche Candy Candy.
Mio padre mi disse: ”sarai un cowboy”
Un cowboy?!?! Mio dio! Sarò sicuramente lo sceriffo Marshall!!!
Era una domenica e qualcosa andò storto.
Nell'ennesima mia foto qui accanto, patetico tentativo di tenerezza e pietà, ho cercato di farvi capire cosa c’era nella mia testa e cos’è stata la realtà che mi attendeva a poche ore dal mio esordio.
Ora, io capisco vestirmi da sceriffo, ma anche il cappellino di lana? Perché?
“Pà il cappellino di lana no! Non lo metto gli sceriffi!”
“Guarda mo eh, eh!”
“Ma non esistono sceriffi con il cappellino di lana!”
“Guarda che mò, non te lo dico più eh..!!!”
“Ma pizzica!”
All’ennesimo “mò, eh”, capì che non c’era nulla da fare.
Ero fiducioso, l’anno proseguì sempre tra battaglie immaginarie nella mia cameretta, scambi di giocattoli, il mio primo Commodore, ma guardando sempre al mio riscatto, che sarebbe prima o poi arrivato con il carnevale successivo.
“Quest’anno sarai Rambo!” Esclamò mio papà.
Erano usciti Rambo 1-2-3, ho un ricordo di uno di questi visti all’Savoia, quando era anche cinema, con il mio papà.
Cazzo, avrà capito la lezione, Rambo l’ha visto pure lui! Io già ero pronto a rincorrere fresche Lamù.
Il Rambo che uscì di casa quella Domenica era un effemminato, gellato, pulito, con segni di guerra da far invidia a migliori Village People.
“Ok tutto! Ma toglimi sto tappo dal mitra!”
“Guada mo, eh!”
“Ma un mitra con sto coso rosso non si è mai visto!”
“Francesco! E’ pericoloso”
“Ma non fa neanche Tatatatata!”
Mi ero esercitato per giorni con l’imitazione di Rambo: “Uha Uha Uha Uha Uha!”
Comunque la mia vendetta era vicina.
Questo ultimo aneddoto è tratto dai racconti di mia mamma:
“Era il giorno di carnevale e Francesco mi disse che c’era una festa a scuola. Lo facemmo felice e si vestì da Batman (Mà, precisiamo, il Batman di Adam West). Si vabè, quello...
Arrivati a scuola, era l’unico vestito da carnevale. “
Non ricordo se dissi una bugia ai miei genitori....
“La cosa assurda è che, i giorni seguenti, continuò ad indossare il vestito di Batman per casa, non voleva più toglierselo”.
Quando mia mamma racconta questo aneddoto, mi chiedo sempre se quello potesse essere un mio modo di rivincita. Vedendo Batman Animated Series su Italia 1, volevo per una volta essere come quel mito, si, forse durò un po' troppo, ma davvero mi sentivo me stesso.
Sapete che vi dico? Ringrazio i miei genitori, perché nel momento in cui si sono imposti con quei vestiti di carnevale, mi hanno fatto capire che, in fin dei conti, la diversità, esser fuori da ogni stereotipo, non far parte della massa...non è poi così male.
NOME : P.G. "Shmuping_DekuPG"
ETA' : 34
CATEGORIA COLLEZIONISMO : Retrogames / Videogames
-A CHE ETA' HAI INIZIATO A COLLEZIONARE E QUANDO TI SEI ACCORTO CHE STAVA DIVENTANDO UNA VERA E PROPRIA COLLEZIONE?
Tracciare il momento esatto nel quale sono diventato un collezionista "per definizione", mi risulta un po' difficile. Posso dire però, che ho avuto la fortuna di potermi tuffare nel magico mondo dei videogames fin da piccolissimo (Quel NES Action Set è stato il regalo della vita, mà e pà siete mitici!), e da lì ho continuato a correre prendendo giochi e console nuove, man mano che le generazioni scorrevano. Senza mai scordarsi del "retro" (non so se ai tempi si diceva già, ma vabbè).
Fu verso la fine del ciclo generazione del GBA, quando si vedevano già le immagini del nuovo Nintendo DS giapponese sulle riviste, che guardandomi indietro, pensando ai giochi che già possedevo e che tanto mi avevano dato, decisi che andavano conservati, custoditi ed ammirati come dei piccoli gioielli, pronti ad essere rigiocati.
Feci una mia prima vetrinetta con il mio fido NES mezzo consumato, Metroid, Super Mario Bros/Duck Hunt loose, un Game Gear tutto scassato, Ocarina Of Time e qualcos'altro. La vetrinetta era un po' troppo piccola, e c'erano dei titoli che andavano recuperati...Mission Start!
-PARLACI
DELLA TUA COLLEZIONE...
A parte una manciata di FPS anni '90 per PC, colleziono Nintendo, Sega, Sony e Microsoft; sia console fisse che portatili. Sono un fan dell'import. Generazionalmente parlando potrei dire che parto dal Famicom fino a Switch, ecco. Adoro il videogame in tutti i suoi generi e forme, amo spiritualmente gli shooter (quelli "veri originali 2D" eh, non gli FPS), i picchiaduro mi hanno sempre appassionato dal mio primo hadoken, e mi ci perderei i giorni nei modi dei JRPG.
Ma anche platform, action, racing, horror, puzzle, adventures, ritmici...Ok, quasi tutti! Però, causa di un'indigestione di Perfect/Winning Eleven durante l'adolescenza, gli sportivi li sto evitando da anni. (Quelli arcade con Mario, invece, vanno bene)
-QUALI
SONO I TUOI PEZZI DA 90?
I miei pezzi da 90 sono quelli che hanno segnato di più la mia carriera videoludica. Niente "bombette grail"
o rarità varie dai.
Te
ne cito uno per sistema, non sarà facile. (facciamo due, che è meglio)
NES Super Mario Bros - Probotector
GB Mega Man 2 - Pokemon Rosso
GG Ninja Gaiden - Sonic
SNES Super Metroid - Donkey Kong Country
MD Super Hang On - Thunder Force III
PSX Xenogears - Resident Evil
SAT X-Men Children Of The Atom - Dodonpachi
N64 Mario 64 - Ocarina Of Time
GBA Advance Wars - Golden Sun
DC Marvel VS Capcom 2 - Jet Set Radio
GC Killer 7 - Ikaruga
PS2 Outrun 2 - Metal Gear Solid 3
PSP FFVII Crisis Core
- Jeanne D'Arc
DS Ouendan!
- Phantom Hourglass
....Ok, basta così se no divento pesante. [VEDI TU PERO', SE VUOI PROSEGUO LOL]
.-QUAL È IL TUO RIMPIANTO PIU' GRANDE?
Senza ombra di dubbio, il rammarico più grande è rendersi conto di non avere il tempo necessario per godersi appieno tutti quei titoli desiderati, studiati, ricercati, e finalmente recuperati. Altri rimpianti neanche l'ombra, si certo, qualche affare mi è "scappato" ma altri li ho acchiappati al volo. Sono molto, molto, molto contento della mia situazione attuale e soddisfatto del lavoro, ogni volta che mi scappa lo sguardo sulla collection mi meraviglio!
-OGNI COLLEZIONISTA HA UN PEZZO CHE "BRAMA" DA UNA VITA, IL TUO QUAL È?
Di obiettivi se ne sono raggiunti tanti, anche quelli che una volta sembravano totalmente impossibili. Potrei anche essere "a posto", ma lo spirito del collezionista non si placa mai!
Ultimamente sono alla ricerca di una copia di Slap Happy Rhythm Busters per PSX, completo e in condizioni "mint".
Sono stato in fissa per un set 64DD completo di giochi per anni, ma poi mi è passata la voglia di recuperarlo. Potrebbe tornarmi!
Nutro anche profonda stima e ammirazione per il PC Engine, *cof cof*, che non possiedo, *cof cof*.
Ciliegina sulla torta sarebbe avere un bel candy cabinet Taito Egret II in casa, con la scheda di Espgaluda dentro!
-PENSI CHE QUESTA PASSIONE UN GIORNO POTRA' TERMINARE?
La
vedo dura. Nella vita non si sa mai, ma pensare di terminare completamente con il collezionismo direi proprio di no. Coi videogames poi impossibile, no way.
Un ridimensionamento lo vedo più credibile, il backlog è di qualità ma soprattutto mastodontico
ed i packaging attuali lasciano alquanto a desiderare (escludendo le collector, che però sono spesso enormi).
-CONCLUDENDO,
DAI UN CONSIGLIO A CHI VORREBBE INIZIARE AD AVVENTURARSI NEL MONDO DEL COLLEZIONISMO A PRESCINDERE DALLA CATEGORIA...
Trattate sempre con cura e conservate bene gli oggetti che vi danno felicità, e sarete già a buon punto. Collezionate ciò che più amate, a prescindere da tendenze o mode di mercato
vintage.
Una
volta, da bimbo, collezionavo lattine bevute di Coca Cola (da me eh, o al massimo dai miei genitori ^_^), avevano forme diverse ed anche grafiche e lingue straniere a volte, ne avevo
tantissime ed erano bellissime. Costo praticamente zero. (La Coca Jappo era
comunque la più bella)
Coi videogames ormai il discorso è diverso. Buttarsi di testa ed iniziare a collezionare certi sistemi retro, oggi, potrebbe essere un'impresa titanica. Si dovrebbe partire con obiettivi semplici e le idee belle chiare. Senza comprare di getto, monitorando le valutazioni nel tempo, e puntando magari dei lotti. Ho amici che collezionano solo per una determinata console, altri che fanno solo loose, altri puntano alle versioni "platinum", ed altri che si sono "fermati" alla PS2, limitando gli investimenti economici. Ci sono poi generi che sono storicamente più a buon mercato (nel 90% dei casi) come i puzzle, i racing, e gli sportivi. O ci si può concentrare sulle generazioni più recenti. Di modalità ce ne sono infinite, bisogna sapere cosa si vuole.
Social, parola tanto usata, ed abusata.
Ma se vi dicessi che i primi veri social li abbiamo avuti negli anni '90? Non alzare quel sopracciglio tanto stupito, perché noi negli anni '90 avevamo le SALETTE.
L'ultima volta che sono stato in una saletta, era il 2009 al Sega World di Londra con la mia ragazza. Per carità, luogo che ogni retrogamers nostalgico dovrebbe vedere almeno una volta nella vita, ma qualcosa non mi tornava.
Dov'era l'omino che ti consegnava l'oro nerd? Si ragazzi, il tipo scorbutico dietro al bancone, che aveva aperto una saletta e dopo poche ore se n'era già pentito. Aveva il cassetto magico, quello dei gettoni. Era una sorta di borsa di Mary Poppins, lui metteva la mano e c'era l'effetto del senza fondo, quel braccio entrava come se dovesse trovare qualcosa.
Oggi tutti hanno una console, ma ai tempi quella sala giochi era come se fosse tua. Ti preparavi mentalmente nel primo pomeriggio, cercavi di capire quanti gettoni potevi usare e mappavi mentalmente l'ambiente, che conoscevi a memoria, spuntando i vari cabinati:
Eh già, Gals Panic. Si perchè nessuno era lì a giudicarti, anzi, se eri bravo diventavi la star dello strip ludico.
In saletta si socializzava per davvero, ricordo che c'era qualsiasi tipo di classe sociale, che, dopo tanti anni e studi approfonditi, ho voluto classificare così:
Molto probabilmente io facevo parte della comitiva di mocciosi, eravamo sempre in quattro. Il primo ad uscire di casa ero io ed andavo a citofonare ad un amico che abitava a 2 minuti da casa. Ricordo che quando citofonavo, lui mi apriva il portone ed io rimanevo ad aspettarlo al suo interno. C'erano delle piastrelle del pavimento disposte con una colorazione ben precisa, come se fosse un percorso, ed io, sempre, facevo quel percorso come se fossi in equilibrio su di esso.
Il tragitto che ci separava dalla saletta, era fatto di precise osservazioni dal come fare una fatality, il rinfacciare un cosciotto di pollo rubato a Cadillac and Dinosaurus, parlando male dei due amici che ancora non incontravamo (visto che scarso? si, visto visto.)
Nella mia città c'erano due sale giochi di culto: Star Trek e Transalfa.
Nella lista che vi ho fatto prima, si distinguevano per avere sempre gli stessi personaggi, ma solo una categoria poteva permettersi di andare ad entrambe: la comitiva di mocciosi.
Ricordo che la Star Trek era un corridoio, con cabinati a destra e sinistra. Appena entravi, sulla destra, il tipo del bancone non c'era mai, lo dovevi chiamare mentre era fuori a farsi una sigaretta, lui, quasi scocciato, entrava sistemandosi il pantalone e buttando la cicca alla cieca; amavo la Star Trek per Mortal Kombat 3, ero un fenomeno con Cyrax. Il problema della Star Trek era l'assembramento di gente veramente losca, quelli che ti scroccavano i gettoni a minacce e non ho mai capito perché continuassimo comunque ad andarci.
La Transalfa era gestita da un uomo di mezza età, ricordo che aveva due nipoti che, fortunati loro, potevano inchiappettarseli quei cabinati. Il gestore era sempre lì, me lo ricordo come un bell'omone, di quelli con la cinta sopra l'ombelico, capelli cenerei ai lati e occhi socchiusi.
La Transalfa era veramente grande, ti permetteva di giocare anche ai cabinati più "interattivi", come Super Hang-On, Point Blank, OutRun. Amavo la Transalfa proprio perché quel signore con i capelli cenerei, me lo sentivo come se fosse anche mio nonno. Si, era burbero, ma uno di quelli che "guai a toccare un ragazzino".
La metà degli anni '90, almeno nella mia città, ci ha regalato una nuova tipologia di sala giochi, la prima si chiamava Mips. Immaginate un locale con tanti tavoli lungo le pareti e su ognuno di essi c'era una Tv con collegata una console diversa. Le console domestiche non erano diffuse come oggi, una volta avere l'amico con la console era come se fosse anche tua, te ne vantavi.
Ecco, Mips permise, con 3mila lire l'ora, di giocare a qualsiasi console e, non solo, anche di noleggiare i giochi portandoli con te a casa (3000 lire per il noleggio e poi 1000 lire al giorno).
Piccola parentesi, noleggiai WonderBoy per Master System, l'ho tenuto circa 50 giorni...............................................................................................................................
Al Mips conobbi un sacco di amici, che tutt'ora frequento o che saluto se l'incontro per strada, è stato il primo vero luogo nerd dove tossici, padri frustrati, scrocconi non potevano entrare. Il MIPS mi ha permesso di scoprire console a me sconosciute e, con ogni probabilità, mi ha accesso in me la miccia del collezionismo retro ludico.
Ricordo la compagna del proprietario, Angela, ai tempi avrà avuto 25/30 anni, è stato il nostro primo mito sessuale adolescenziale.
Ho un ricordo indelebile, che mi fa capire di come apprezzavo ogni minima cosa, di com'ero attento a tutto, un ricordo che mi fa capire come la generazione attuale non è capace di godersi il momento.
Era circa il 1997, la Playstation spopolava e io invece ero drogato dal Neo Geo Cd.
Andavamo al Mips anche solo per quattro chiacchiere o vedere le ultime uscite, e, tra queste, ci trovammo davanti al Nintendo 64 con Super Mario 64 annesso.
La scatola inneggiava nelle mani di Angela, non era più lei il nostro sexy desiderio, ma quel cartone che puzzava di cellophane a kilometri.
"Mettilo nel Nintendo, dai!" Esclamò il primo.
"Si, nel Nintendo!" Esclamarono tutti.
Sul tavolo c'era una Playstation già color giallino e con al suo interno un Jumping Flash straconsumato.
Un tizio prese la Playstation quasi di forza, mentre in lontananza una flebile e con la S moscia voce disse:
"I Valvataggi, ho tutti i valvataggi ancovaaaa!!!!"
"Zitto!" esclamò il branco.
Con precisione chirurgica il Nintendo 64 venne scartato e collegato al tubo catodico. Eravamo disposti a mezza luna davanti lo schermo, con il proprietario al centro, schiena piegata in avanti, gomiti sulle ginocchia e testa protesa verso lo schermo.
Gemiti nella sala! La prima schermata è tra noi lor signori!!!
Ecco, il momento è quasi arrivato: il faccione 3D di Mario è sullo schermo ed io lo giudico che sia un bell'effetto di "compiutergrafika" (scusate lo strano modo, ma io parlavo così), ma non immaginavo cosa stesse per accadere. Il castello, uno sguardo dal pennacchio fino ad arrivare al giardino e Mario è lì, fermo. Io penso sempre che sia un bell'effetto di
"compiutergrafika".
Ok, ragazzo il video è finito, dai passiamo al gioco.
In sala cala il silenzio, che succede? Si è freezzato???
"Ridateci i soldi!" esclamò il pubblico.
Bastò un semplice tocco per aprire i nostri cuori. La levetta del joypad venne casualmente portata in avanti e quello che sembrava Computer Grafica, divenne realtà.
"Eppur si muove!" esclamò il pubblico.
Per la prima volta, Mario era proiettato in un 3D vero.
Abbracci e pianti, tutto in uno struggente slow motion. Quell'esperienza ci unì, nacquero nuove amicizie, conoscenze che ancora oggi saluto in modo quasi timido per strada, altri che mi piacerebbe ricordare.
Ma ognuno di noi sa cosa avvenne quel giorno.
Socializzammo, per davvero, senza monitor a dividerci.
Hai qualche altro momento memorabile da raccontarci della serie?
Non c’è una scena in particolare, amo tutta Villa Spencer; dal primo infarto che ho preso con Cerberus che irrompe dalla finestra, alla mia stanza preferita: la stanza dei quadri, dove ho perso intere giornate. Lo zombie che si volta è sicuramente la scena più iconica, la stessa che ritroviamo in The Evil Within. Mikami ha voluto mettere la sua firma come per dire: “E’ una mia creazione”.
Il
tuo pezzo da 90 e quello a cui sei più affezionato?
Il mio pezzo da 90 è senz’altro il Dreamcast della STARS uscito esclusivamente per il mercato giapponese in edizione limitata.
(200 pezzi al mondo)
Sono affezionato ad un flyer riguardante il primo Biohazard che ho fatto autografare personalmente da Shinji Mikami nel 2019. Stringergli la mano e congratularmi con lui è stato un sogno che si è avverato!
Quando uscirono i primi trailer
di Resident 7 gridai allo scandalo, quella prima
persona mi fece incazzare. Poi pad alla mano l’ho trovato un capolavoro
ed incredibilmente immersivo. Cosa ne pensi di questo cambiamento dalla terza alla prima persona?
Penso sia giusto così, se il brand di Resident evil ha avuto questo successo in tutti questi anni è proprio perché ha saputo reinventarsi capitolo dopo capitolo, venendo incontro ad un bacino di utenza più ampio. Se facciamo un sondaggio nei vari gruppi dedicati a Resident evil ognuno ha il suo capitolo preferito.
"I giocatori si sono gradualmente stancati di sparare e uccidere chiunque. Con Biohazard 7 hanno fatto un ottimo lavoro, se hai un biohazard che fa paura puoi fare praticamente ciò che vuoi.."
cit. Shinji Mikami
Ci ho pensato ma alla fine non ho consigli utili da dare, ogni collezionista deve sbagliare e seguire la propria strada…
Da quanto tempo sei appassionato al mondo Games Workshop?
Tutto è iniziato con la scatola di HeroQuest, cosa era 1989? Avevo 12 anni... poi ho scoperto la seconda edizione di Warhammer 40000 e da lì il delirio! Ora ho 43 anni...
C'è una partita che non hai mai dimenticato?
Tutte quelle fatte con gli amici più cari, le storiche con Olindo e Stefano, tutte quelle con il club qui a Roma (ho lasciato Campobasso per proseguire l'università qui a Tor Vergata). Non sono un giocatore competitivo da torneo, non fa per me, io devo ridere, rosicare perché tiro solo 1 ma poi di nuovo ridere in totale relax. Non riesco a conciliare la competizione col relax ed il divertimento. Capisco la competizione nello sport, ma, tieni presente è un mio limite, con i pupazzi no. Una che mi ha particolarmente bruciato? Ultramarine contro Deathguard: una svista, un concentrarsi su Mortarion ignorando l'altro fianco, l'attacco in profondità dell'avversario al momento giusto, la disfatta...
La più grande delusione? Capire che il background è una cosa, il gioco è un'altra: unità che nei libri spaccano tutto spesso nel gioco non valgono nulla...chi ha detto "Terminator terza edizione?", vi ho sentito...
Cosa
apprezzi del tuo stile di pittura e c'è qualcosa che vorresti migliorare?
La
precisione e il fatto che studio per ore per ottenere un risultato. Devo migliorare nella gestione della diluizione del colore (che è l'abilità fondamentale nella pittura) e devo imparare la
tecnica del metallo non metallo in cui faccio... come dire... schifo!
A
prescindere dalla propria passione, una volta dovevamo avere la fortuna di conoscere gente come noi, andare sotto casa a citofonare e magari passare il tempo in una cantina. Oggi i
ragazzini hanno la fortuna di confrontarsi su internet ed essere pieni di locali per giocare. Non pensi che, nonostante tutto, qualcosa si sia perso?
Ci sono svantaggi e vantaggi: prima, soprattutto a Campobasso, trovare qualcuno con la tua stessa passione era un'impresa ma, trovato qualcuno, si creava un legame affettivo di roccia (un po' come noi metallari che ci sentiamo tutti fratelli:)). Ora si ha tutto subito ed immediatamente: posto su un forum, trovo il negozio, gioco, entro in gruppo... tutto facile ma cosa succede? Succede che io ho visto la gente impigrirsi, spaventarsi se occorre fare qualche km per giocare. E non parliamo dei gruppi di gioco dove un nuovo arrivato viene visto come il "noob" che rompe lo spirito di squadra! E pensare che piangevi quando qualcuno ti diceva "Oh ma lo sai che mio cugino vuole giocare? Può venire domani a giocare con noi?"
Differente lo scenario al momento per la pandemia. Io non gioco più al club per vari motivi, soprattutto per non incorrere in rischi inutili per me e la mia famiglia (giocare con la mascherina a distanza è, a mio avviso, impossibile). Si preferisce giocare con simulatori di giochi da tavolo online ma questo è un altro gioco: il nostro hobby è un progetto che ricopre più aspetti ed attività che vanno dal progettare un esercito e maturare una strategia, assemblare e dipingere, giocare sul tavolo. E' un hobby che si apprezza e si vive sul tavolo, a contatto, ammirando i modelli dell'avversario, abbassandosi per controllare le linee di vista, stringendosi la mano quando si ammette al sconfitta o si festeggia la vittoria: tutto questo non può essere ridotto ad un simulatore di giochi da tavolo. Da qui la mia scelta al momento di sospendere l'attività ludica e dedicarmi al 100% alla pittura ma noto con orrore che per molti è meglio usare il simulatore perché non devi dipingere e giochi con chi vuoi da casa tua.
Il tuo personaggio del cuore di Warhammer 40K?
Marneus Augustus Calgar, un personaggio che, nel tetro futuro dove la speranza è una flebile fiammella nel buio più totale, ha dimostrato di avere mantenuto una umanità e rispetto per la vita fuori dal comune anche dopo la sua trasformazione in space marine. Questo non vuol dire che non giustizia sommariamente degli eretici che hanno perso la giusta via dell'Imperatore...
Oltre a Warhammer 40K, ci sono altri titoli a cui sei appassionato?
Al momento con moglie, figli e lavoro non ho molto tempo libero. Ho giocato molto anche altri sistemi come Warmachine, Hell Dorado, Heavy gear Blitz, Infinity, Bloodbowl e via discorrendo. Sono tornato a wh40k principalmente per l'ottima distribuzione dei prodotti, il background e l'estetica dei pezzi, cosa non da non sottovalutare.
Questa
intervista la reputo particolarmente interessante, non solo sotto l'aspetto della conoscenza in sé, ma anche sotto l'aspetto delle esperienze.
Pensi
che Warhammer 40k
si sia evoluto in meglio o in peggio?
Quanto
tempo ho per rispondere? Tre giorni? :)
Warhammer è in continua evoluzione e mai come nella ottava e nona edizione la GW è attenta a quello che dicono i consumatori e si aperta ai social. Nel corso degli anni, da prodotto di nicchia, si è voluto che wh40k si evolvesse verso il consumo massimo: un gioco semplice per tutti e per tutte le fasce! Questo ha portato inevitabilmente ad un regolamento semplicistico e banale, dove l'unico "drive" per i product manager nella progettazione delle nuove unità e dei codex fosse "fallo fico, forte e che si vende!". Adesso è stato fatto un dietro front, ci si è aperti alle critiche con continui aggiornamenti e feedback verso la comunità. E' un gioco godibile se lo giochi a livello amatoriale... se lo giochi a livello competitivo, forse un po' stressante dover stare attento al meta e apportare continui aggiustamenti all'esercito per renderlo sempre performante (compra il pezzo, montalo, dipingi... uff...).
Sono passato dai Cavalieri Grigi alla Raven Guard. Consigli?
Non
giocando da quasi un anno sono la persona sbagliata a cui chiedere ma mi sforzo di darti un consiglio credo universale. Studia prima bene le regole, poi il codex. Infine crea un progetto di
esercito: cosa sa fare questo esercito? punti di forza / debolezza? in che missioni riesco meglio? in quali ho poche possibilità? Poi compri i pezzi. Io cerco di fare un buon compromesso tra
lista performante e pezzi che mi piacciono, ho il limite che se un pezzo mi fa schifo esteticamente non lo compro. Ho mentito: nella lista Ultramarine ho due Invictor i
cui modelli non mi piacciono molto... ma cavolo, troppo forti! :D
Il problema di questo hobby è resistere alla smania di comprare tutto con il pensiero "tanto prima o poi mi serve", grande errore! La pila della vergogna delle miniature ancora in scatola
sotto la mia scrivania lo dimostra...
Ok Luca, Concludiamo.
Sperando di vederci il prima possibile e farci una lunga sessione da me, magari con il buon Olindone. Cosa consigli a chi si avvicina per la prima volta a questo titolo?
Ribadisco quanto detto al punto precedente. Chi si avvicina per prima a questo mondo rischia di venire sopraffatto dalle informazioni e dai prodotti acquistabili. Partite con poco, un squadra e qualche scatola base. Giocate la modalità Crociata, che vi permette di iniziare a giocare con poco, formando una squadra e facendola crescere fino a farla diventare un imponente esercito in sessioni di gioco narrative (quindi non completamente competitive... anche se perdi la partita le tue unità crescono e migliorano). Porsi degli obiettivi per progredire costantemente nella pittura e non perdere motivazione, utile anche sessioni di pittura online insieme o, in futuro, di persona. Quando si gioca, portarsi un taccuino dove annotare regole che si erano dimenticate o interpretate male, osservazioni, errori fatti ed idee di modifica della lista. Confrontarsi sempre apertamente con il proprio avversario anche nella sconfitta: è un avversario, non un nemico!
Per il ritorno del blog, a cui chiedo scusa per averti lasciato lì, solo soletto, con me che facevo il fenomeno su Instagramme, dimenticando che arrivo dal puzzo profumato delle riviste, da quel mondo che scoprivi solo quando ce l'avevi davanti, senza esser bombardato da cazzate sparate dal primo di turno in rete. Scusami, davvero. In questo momento sto ascoltando "October Rust" dei Type o Negative, così, volevo dirvelo perché potrebbe fare view e tendenza (ma chi, i Type O Negative?). Scherzi a parte, la musica è sempre stato un fattore centrale di tutte le mie passioni, gira e rigira, è sempre lì, anche quando ti avvicini ad un mondo che è quello del Cyberpunk.
Ma che cazz...??? Eh già.
Piccola parentesi che troverete in un video strappa lacrime in calce, il mio primo ed involontario incontro con il Cyberpunk è nel 1987, avevo 5 anni e in TV andava la pubblicità del Ciribiribì...Kodak!
Ero poco più che un ragazzino con i capelli alla Guile di Street Fighter (cazzo volete, erano gli anni '90 ed andavano di moda i Back Street Boys) e all'epoca vivevo in pianta stabile da mia nonna, in centro città, dove scendevo sempre in Villa Comunale per due calci al pallone.
Un giorno (si vabbè, stringi), passai davanti ad un negozio di dischi, si chiamava Disco Ring, e vidi un Cd con una copertina favolosa: i colori, lo stile, ma soprattutto, aveva una storia da raccontare già dalla copertina.
Faccio una premessa (aridaje!), ho la fortuna di avere un papà ex rocker anni '70, che ha fatto radio ed anche musicista da giovine, quindi per me fu tutto facile, non trovai del bigottismo nel chiedergli: "c'è un Cd, si chiamano Aironmaidèn (lo dissi proprio così), me lo compri?".
Pensate che mio papà, anziché tirarmi due ceffoni, fu contento, forse perché vedeva in me quello che era stato lui ai suoi tempi con i primi dischi dei Deep Purple o Black Sabbath. Insomma, mi prese sto disco. Si chiamava Somewhere in Time.
A casa passai non so quanto tempo a guardare quella copertina e il libretto con quei brutti ceffi che nella mia città sarebbero stati etichettati come "criminali!".
Presi coraggio, perché, guardate, non è facile da ragazzini ascoltare di punto in bianco certa roba.
Apri il Compact Disc e partii Caught Somewhere in Time: la chitarra, ragazzi, non avevo mai sentito un effetto tale.
Guardate, oggi ripensando a quei momenti, mi rendo conto di come gli Iron Maiden siano riusciti a trasmettere ad un ragazzino col moccio al naso, le ambientazioni del Cyberpunk con delle semplici (eh?!?) note musicali.
Mi trovai proiettato in loschi bar al neon col puzzo di whisky e sigaro; non capivo un cazzo di inglese, ma ero lì!
Piccola parentesi: da qui iniziai anche la mia carriera da metallaro. Pensate che compravo le maglie, solo per il gusto di averle, da un certo negozio che si chiamava "Cose Belle" (Herbert Ballerina father and mother, eh già), girando per la città fiero, sapendo che nessuno mi avrebbe fatto del male con Eddie stampato sul petto, ed invece...i metallari dell'epoca mi fermarono. Guardate, io vi giuro che questa cosa è accaduta. Due brutti ceffi con le maglie dei Maiden (scusa, ma anche tu ne avevi una), mi chiesero: "Perchè hai quella maglia?!??". Minchia, la mia prima iniziazione! Io, fiero, sapevo cosa rispondere:"Perchè c'ho il disco!". Silenzio, nei loro occhi lessi solo silenzio (non è che ci vuole molto se stanno zitti, eh)...Loro: "Seee! che disco?"..Io: "C'ho samueLintim!. Loro: "Whua! ce lo passi???.
Ok, da lì non ebbi più indietro il disco...ma andiamo avanti.
Internet non c'era, ma volevo capire quel mondo così lontano dal mio, da dove arriva?!?!? Fortuna c'era nonna.
Sempre vicino casa di mia nonna, c'era un videonoleggio (ah! come godo), quale luogo migliore per trovare una copertina con neon, pubblicità a gogo, fumi e cyberprostitute.
Ricordo che il tipo del videonoleggio era anche uno spacciatore di cartucce NES, le noleggiava, assurdo, quindi poteva saperne qualcosa, non era uno sprovveduto.
Tolsi il moccio dal naso, presi coraggio, e gli chiesi se c'erano film con cyberprosti...questa parte ve la risparmio.
Blade Runner, rispose. Si, vabbè ciccio sto film sarà vecchio di dieci anni!
Ti chiedo scusa amico noleggiatore/spacciatore, ancora oggi ti sto cercando per farmi tirare quel ceffone che meritavo.
Non avevo capito un cazzo di quel film, ma niente, però mi piaceva un casino. Tutta quella distopia, quelle frasi senza senso, ma che un senso ce l'ha (cazzo sei, Vasco Rossi?). Ma, soprattutto, quanto era avanti, io che ero abituato a vedere gli Lovely Sara tutte le mattine prima di andare a scuola.
Poi arrivò lui, come un fulmine a ciel sereno. Passai da "Johnny è quasi magia" a "Jonny Mnemonic". Che cazzo di film, solo dopo anni ed anni scoprii che Molly Millions era collegata a Neuromancer di William Gibson, così come Keanu Reeves sarà collegato a Cyberpunk 2077 oggi! (Carràmba!)
Scusa, hai detto Neuromancer? Allora, devo ammettere che nella mia vita ho sempre considerato i bei fumetti al pari di un libro, quindi, mi sono avvicinato a quel capolavoro di Gibson dopo diversi anni. Neuromancer, sicuramente, ha introdotto tutto ciò che oggi sappiamo del Cyberpunk, abbiamo iniziato a sentire termini come Hacker, cowboy della console, cyberspazio, ecc...
Leggere il romanzo di Gibson non è facile, io la prima volta, così come avvenne per la mia prima con Blade Runner, non avevo capito nulla. Devi essere nella testa dello scrittore per capirlo, è il suo mondo e, quindi, la prima lettura diventa quasi frustrante, con tu che torni indietro di qualche pagina (vabbè, nel mio caso almeno una 20ina). Ma volete sapere qual è la cosa più strana di questo mio racconto? Che Neuromancer l'ho incrociato per la prima volta su un vecchio Commodore 64. Eh già, la mia carriera da retrogamer parte proprio dal biscottone e quell'alimentatore color caramello andato a male, usato per uccidere dai più spietati serial killer anni '80.
Avevo una cassetta pirata, sì ragazzi, altro che Torrent, masterizzazioni, scarico qua e là...con il Commodore si piratava: 2 mangianastri, carta stagnola e tanta, ma tanta, pazienza.
Il gioco non uscì mai in italiano, però armati con i miei amici di ventura di dizionario (il nostro Google traslate), cercammo di portarlo a termine, senza mai riuscirci.
Oggi, a distanza di tantissimi anni, l'ho portato a termine per almeno 5 o 6 volte, con Google traslate, e sono rimasto sbalordito da come un titolo del 1988 fosse così vario, profondo, un opera enorme per l'epoca e così rispettosa di Gibson.
La musica anche in questo caso torna, e, grazie proprio a Neuromancer, arrivo a scoprire "Some things never change" dei Devo, brano intro della versione C64. Non avrei mai immaginato che quei vasi in testa avrebbero sconvolto tutto il mio futuro, cancellando il minimo di serietà che mi era rimasto.
Nella mia vita non sono mai stato una persona stabile, non fraintendetemi, ho avuto la fortuna di essere un appassionato di COSE (ormai odio la parola nerd, abusata dal mondo intero) in un periodo quando, le COSE, le scoprivi in due modi: se avevi la fortuna di incrociarle o se andavi alla ricerca.
Era la fine degli anni '90, Campobasso era una città piena di neon, fumo, cyperprostitute, la noia aveva preso il sopravvento su noi cowboy spaziali, ma poi arrivarono loro: le fumetterie.
Ricordo la fumetteria del mio carissimo amico Olindo, "Livello 1", con le tutine di Star Trek alla parete!
Poi arrivò un tizio, che non so che fine abbia fatto, delle volte penso sia stato una sorta di amico immaginario, che aprii un locale chiamato "La Spada Runica". Ora, siccome erano i miei primi tempi de "i brufoli dovuti a forti esigenze personali", pensai, "michia, hanno aperto un sexy shop a Campobasso!" Purtroppo non fu così...ma ho scoperto che esistevano i giochi da tavolo, ruolo, board games! (ok, faccio il fenomeno qui) Warhammer, il gioco di Ken il Guerriero, D&D e lui...Cyberpunk. URKA!
Tu, si proprio tu, bimbo minkia col moccio al naso, adesso sono io il metallaro che ti ferma e ti dice: "non sei degno!" Lui sicuro mi risponderà: "C'ho SAMUELINTIME". Cyberpunk 2020 (tu moccioso, ti dice nulla 2020 in cyberpunk 2077?!?!? Lui: "SAMUELINTIME") è un gioco ideato dalla mente geniale di Sir. Mike Pondsmith, basato, ovviamente, sulle opere di Gibson.
Da ragazzino avevo una mente molto più fica di quella di oggi, e riuscii a collegare un gioco da tavolo ai Videogames: Mortal Kombat, ricordate Kabal? Occhialetti, maschera antigas, mantello, cappuccio, lame...potevo non creare un Kabal anche in Cyberpunk board game???
In questo articolo sicuramente qualcuno mi tirerà le orecchie perchè non cito titoli che loro hanno solo visto su internet, come:
System Shock, Rise of the Dragon, Deus Ex, Hell, Beneath of Steel Sky, Shadowrun, ecc...ecc... Brazil, Mad Max, Metropolis, Akira, Ghost in the shell...ecc...
Questa storia è solo una mia esperienza personale, volevo rivivere il momento per come l'ho davvero vissuto. Volevo scrivere un articolo fatto di nozioni, elencando giochi con annesse foto, parlando un linguaggio che forse oggi tutti vogliono.
La cosa che più mi emozionava quando compravo una rivista o un fumetto, erano le storie, quando un redattore o un lettore ti raccontava la sua esperienza con quel titolo, fumetto, film. Oggi ci manca proprio questo, viviamo solo di nozioni, sapientoni e gente che macina informazioni senza viverle.
Viva gli Aironmeidèn! Viva Samuelintim!
-PARLACI
DELLA TUA COLLEZIONE...
Colleziono in primis videogames, poi consoles e qualche action figures, Funko Pop e gadget vari. Attualmente ho da poco superato i 1000 giochi in collezione, facenti parte principalmente di Playstation, Xbox e Nintendo. La serie alla quale sono più legato è quella ps1 possedendo circa 300 titoli ed in costante aumento.
-QUALI
SONO I TUOI PEZZI DA 90?
Credo che tra tutti quelli più di valore siano Suikoden e Suikoden 2 su ps1, Rule Of Rose su Ps2 e Castlevania Symphony of The night sempre su ps1. Ho notato anche che la Limited Run di Blasphemous su ps4 ha acquisito un discreto valore in quanto ne sono state fatte copie limitate.
-QUAL È IL TUO RIMPIANTO PIU' GRANDE?
Il
mio più grande rimpianto è sicuramente quello di non aver conservato tutte le box e i libretti dei giochi Super Nes e Nes che
avevo da piccolo. Purtroppo non potevo sapere che un giorno avrei collezionato e il valore che avrebbero raggiunto, a quest'ora avrei dei pezzi d'oro in collezione. Cercherò di
recuperarli piano piano.
dsds-OGNI COLLEZIONISTA HA UN PEZZO CHE "BRAMA" DA UNA VITA, IL TUO QUAL È?
Sicuramente uno su tutti la Playstation nera degli sviluppatori, la Net Yaroze. Che un giorno spero di poter far mia, devo solo trovare il coraggio di fare quella spesa folle :)
-PENSI CHE QUESTA PASSIONE UN GIORNO POTRA' TERMINARE?
No, assolutamente no. Molte cose possono essere incerte ma su questo non ho alcun dubbio. -
CONCLUDENDO, DAI UN CONSIGLIO A CHI VORREBBE INIZIARE AD AVVENTURARSI NEL MONDO DEL COLLEZIONISMO A PRESCINDERE DALLA CATEGORIA...
Fatelo con passione e non fatelo soltanto per avere pezzi di valore, documentatevi sulla storia sulle origini e soprattutto sulle sensazioni che ogni singolo gioco vi ha dato e vi ha lasciato.
PAGINA INSTAGRAM Theamazingjourney84
The Last God, come è nata la collaborazione con Phillip Kennedy Johnson e cosa ti ha lasciato questa esperienza...
Il lavoro con Phillip è nato come solitamente succede nelle aziende editoriali. Non conoscevo Phillip ne il suo lavoro e un editor DC ci ha presentato. Dopo aver parlato un po' del progetto ci siamo sentiti in sintonia e abbiamo convenuto che sarebbe avremmo potuto collaborare splendidamente: io adoro il fantasy e l'horror e Phillip era entusiasta del mio lavoro. A mio avviso siamo stati un bel team perché ognuno si fidava dell'altro e nessuno ha imposto nulla. Massima libertà e collaborazione: elementi a mio avviso indispensabili (non sempre facili da trovare) al fine di cercare di ottenere un buon prodotto! Inoltre Phillip cura davvero molto il suo lavoro, il suo modo di raccontare è mi affascina molto e, da bravo amante del fantasy, sa quando è il momento di scatenare scene epiche. Perfetto per me!
Il mio personaggio preferito è Superman. Chi non legge fumetti o non si è mai avvicinato al personaggio, lo ha sempre visto come un "ragazzone" in tuta, bello, buono e gentile. Poi artisti come te o Ross mi hanno fatto amare il personaggio per quello che davvero è: una psicologia, anima e storia tra le più profonde dei personaggi Dc o Marvel. Il disegno, in questo caso, può venire in "soccorso" del personaggio?
Non ho mai avuto l'occasione di lavorare su pagine interne di Superman, ho fatto soltanto delle cover. Ad ogni modo sono d'accordo sul fatto che dietro la figura di Superman ci sia davvero tanto da scoprire e analizzare. In effetti credo che tutti i personaggi dei vari fumetti, soprattutto quelli che hanno una "età" e hanno avuto modo di maturare, possiedono moltissime sfaccettature psicologiche e simbolismi che possono far davvero riflettere. Anzi penso che personaggi come Superman rappresentino i valori delle società che lo hanno conosciuto nel tempo. Sebbene sia un ragazzone grande e grosso, oggi sappiamo che Superman, nonostante la sua natura quasi onnipotente, ha molte fragilità e tormenti. È una figura affascinante a mio avviso. Sicuramente il disegno, aiuta moltissimo a rappresentare le caratteristiche di un personaggio e forse è fondamentale! Un personaggio può essere descritto in un modo o in un altro, ma a seconda d come viene illustrato attraverso la pittura (ma anche in un film) trasmette sensazioni diverse. La rappresentazione grafica di un concetto è più diretta di un semplice messaggio scritto. E' così da sempre e lo è anche oggi.
Italia, Francia e Stati
Uniti d'America.
Tre
mondi e mondi del fumetto diversi per storia e per approccio da parte del pubblico.
Di queste tre realtà, quali sarebbero i pregi che, combinati, renderebbero ideale la tua visione di pubblico e critica?
Non è semplice rispondere e soprattutto non credo ci sia un unica e sempre valida risposta. Non ho mai lavorato per l'Italia quindi, non conoscendo in prima persona questo mercato, non posso esprimere opinioni, tantomeno sul pubblico e la critica. Per quanto concerne Francia e America ,anche se in buona parte già succede, credo che si possa differenziare maggiormente le opere mainstream da quelle più autoriali.
Da artista hai mai
attraversato quel famoso momento a fine opera che ti rende ipercritico su qualche dettaglio, minuzia?
Se si, hai una maniera particolare per
superarlo? Sono sempre ipercritico con me stesso...ma l'esperienza e la
professionalità aiutano a capire che bisogna sempre trovare un compromesso tra quello che vorremmo fare e le deadline. Personalmente non sono uno che facilmente si accontenta (il 90% di
quello che faccio dopo qualche ora lo brucerei AHAHAH!) ma ho imparato a essere
obiettivo.
Secondo la tua visione ed esperienza, dopo questo periodo incerto a livello globale, credi che il mondo del fumetto potrebbe evolvere in qualche direzione specifica?
Credo che in questo periodo il fumetto abbia in realtà consolidato le sue caratteristiche ma, come è sempre accaduto, si evolverà inevitabilmente. Non saprei dire quale direzione prenderà, soprattutto a lungo termine.
Tu sei un artista che lavora con una tecnica tradizionale in un mondo in cui il digitale sembra farne da padrone; cosa pensi dell'arte digitale? Pensi che sia più facile per un artista digitale diventare un professionista in questo settore rispetto ad uno che lavora in tradizionale?
Premesso che so lavorare anche in digitale (alcuni lavori di concept design, per praticità, li ho fatti in digitale), ritengo che una tavola grafica sia solo un mezzo. Quello che conta è la persona che la usa, la sua preparazione e le sue conoscenze (anatomia, prospettiva, colore e così via) e le sue abilità. Saper conoscere un programma non fa di un a persona un artista preparato e competente. Se mancano le nozioni tecniche e artistiche tradizionali, il mezzo digitale non può porre rimedio. Ne sono assolutamente convinto! Inoltre in tanti anni non è mai capitato che mi venisse imposto di lavorare in tradizionale o in digitale (e garantisco che non sono l'unico ad affermarlo). Non parlo solo di fumetti o illustrazioni. L'imprenditore che assume un artista è interessato al prodotto finale, non alle tecniche che usa. Nonostante ciò, ritengo sia indispensabile essere aggiornati e quindi saper utilizzare anche i mezzi digitali
Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Concludi come meglio preferisci…
Ringrazio a voi per l'intervista e spero di aver risposto in modo esauriente alle domande.
The Last God, come è nata la collaborazione con Phillip Kennedy Johnson e cosa ti ha lasciato questa esperienza...
Il lavoro con Phillip è nato come solitamente succede nelle aziende editoriali. Non conoscevo Phillip ne il suo lavoro e un editor DC ci ha presentato. Dopo aver parlato un po' del progetto ci siamo sentiti in sintonia e abbiamo convenuto che sarebbe avremmo potuto collaborare splendidamente: io adoro il fantasy e l'horror e Phillip era entusiasta del mio lavoro. A mio avviso siamo stati un bel team perché ognuno si fidava dell'altro e nessuno ha imposto nulla. Massima libertà e collaborazione: elementi a mio avviso indispensabili (non sempre facili da trovare) al fine di cercare di ottenere un buon prodotto! Inoltre Phillip cura davvero molto il suo lavoro, il suo modo di raccontare è mi affascina molto e, da bravo amante del fantasy, sa quando è il momento di scatenare scene epiche. Perfetto per me!
Il mio personaggio preferito è Superman. Chi non legge fumetti o non si è mai avvicinato al personaggio, lo ha sempre visto come un "ragazzone" in tuta, bello, buono e gentile. Poi artisti come te o Ross mi hanno fatto amare il personaggio per quello che davvero è: una psicologia, anima e storia tra le più profonde dei personaggi Dc o Marvel. Il disegno, in questo caso, può venire in "soccorso" del personaggio?
Non ho mai avuto l'occasione di lavorare su pagine interne di Superman, ho fatto soltanto delle cover. Ad ogni modo sono d'accordo sul fatto che dietro la figura di Superman ci sia davvero tanto da scoprire e analizzare. In effetti credo che tutti i personaggi dei vari fumetti, soprattutto quelli che hanno una "età" e hanno avuto modo di maturare, possiedono moltissime sfaccettature psicologiche e simbolismi che possono far davvero riflettere. Anzi penso che personaggi come Superman rappresentino i valori delle società che lo hanno conosciuto nel tempo. Sebbene sia un ragazzone grande e grosso, oggi sappiamo che Superman, nonostante la sua natura quasi onnipotente, ha molte fragilità e tormenti. È una figura affascinante a mio avviso. Sicuramente il disegno, aiuta moltissimo a rappresentare le caratteristiche di un personaggio e forse è fondamentale! Un personaggio può essere descritto in un modo o in un altro, ma a seconda d come viene illustrato attraverso la pittura (ma anche in un film) trasmette sensazioni diverse. La rappresentazione grafica di un concetto è più diretta di un semplice messaggio scritto. E' così da sempre e lo è anche oggi.
Italia, Francia e Stati
Uniti d'America.
Tre
mondi e mondi del fumetto diversi per storia e per approccio da parte del pubblico.
Di queste tre realtà, quali sarebbero i pregi che, combinati, renderebbero ideale la tua visione di pubblico e critica?
Non è semplice rispondere e soprattutto non credo ci sia un unica e sempre valida risposta. Non ho mai lavorato per l'Italia quindi, non conoscendo in prima persona questo mercato, non posso esprimere opinioni, tantomeno sul pubblico e la critica. Per quanto concerne Francia e America ,anche se in buona parte già succede, credo che si possa differenziare maggiormente le opere mainstream da quelle più autoriali.
Da artista hai mai
attraversato quel famoso momento a fine opera che ti rende ipercritico su qualche dettaglio, minuzia?
Se si, hai una maniera particolare per
superarlo? Sono sempre ipercritico con me stesso...ma l'esperienza e la
professionalità aiutano a capire che bisogna sempre trovare un compromesso tra quello che vorremmo fare e le deadline. Personalmente non sono uno che facilmente si accontenta (il 90% di
quello che faccio dopo qualche ora lo brucerei AHAHAH!) ma ho imparato a essere
obiettivo.
Secondo la tua visione ed esperienza, dopo questo periodo incerto a livello globale, credi che il mondo del fumetto potrebbe evolvere in qualche direzione specifica?
Credo che in questo periodo il fumetto abbia in realtà consolidato le sue caratteristiche ma, come è sempre accaduto, si evolverà inevitabilmente. Non saprei dire quale direzione prenderà, soprattutto a lungo termine.
Tu sei un artista che lavora con una tecnica tradizionale in un mondo in cui il digitale sembra farne da padrone; cosa pensi dell'arte digitale? Pensi che sia più facile per un artista digitale diventare un professionista in questo settore rispetto ad uno che lavora in tradizionale?
Premesso che so lavorare anche in digitale (alcuni lavori di concept design, per praticità, li ho fatti in digitale), ritengo che una tavola grafica sia solo un mezzo. Quello che conta è la persona che la usa, la sua preparazione e le sue conoscenze (anatomia, prospettiva, colore e così via) e le sue abilità. Saper conoscere un programma non fa di un a persona un artista preparato e competente. Se mancano le nozioni tecniche e artistiche tradizionali, il mezzo digitale non può porre rimedio. Ne sono assolutamente convinto! Inoltre in tanti anni non è mai capitato che mi venisse imposto di lavorare in tradizionale o in digitale (e garantisco che non sono l'unico ad affermarlo). Non parlo solo di fumetti o illustrazioni. L'imprenditore che assume un artista è interessato al prodotto finale, non alle tecniche che usa. Nonostante ciò, ritengo sia indispensabile essere aggiornati e quindi saper utilizzare anche i mezzi digitali
Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Concludi come meglio preferisci…
Ringrazio a voi per l'intervista e spero di aver risposto in modo esauriente alle domande.
The Last God, come è nata la collaborazione con Phillip Kennedy Johnson e cosa ti ha lasciato questa esperienza...
Il lavoro con Phillip è nato come solitamente succede nelle aziende editoriali. Non conoscevo Phillip ne il suo lavoro e un editor DC ci ha presentato. Dopo aver parlato un po' del progetto ci siamo sentiti in sintonia e abbiamo convenuto che sarebbe avremmo potuto collaborare splendidamente: io adoro il fantasy e l'horror e Phillip era entusiasta del mio lavoro. A mio avviso siamo stati un bel team perché ognuno si fidava dell'altro e nessuno ha imposto nulla. Massima libertà e collaborazione: elementi a mio avviso indispensabili (non sempre facili da trovare) al fine di cercare di ottenere un buon prodotto! Inoltre Phillip cura davvero molto il suo lavoro, il suo modo di raccontare è mi affascina molto e, da bravo amante del fantasy, sa quando è il momento di scatenare scene epiche. Perfetto per me!
Il mio personaggio preferito è Superman. Chi non legge fumetti o non si è mai avvicinato al personaggio, lo ha sempre visto come un "ragazzone" in tuta, bello, buono e gentile. Poi artisti come te o Ross mi hanno fatto amare il personaggio per quello che davvero è: una psicologia, anima e storia tra le più profonde dei personaggi Dc o Marvel. Il disegno, in questo caso, può venire in "soccorso" del personaggio?
Non ho mai avuto l'occasione di lavorare su pagine interne di Superman, ho fatto soltanto delle cover. Ad ogni modo sono d'accordo sul fatto che dietro la figura di Superman ci sia davvero tanto da scoprire e analizzare. In effetti credo che tutti i personaggi dei vari fumetti, soprattutto quelli che hanno una "età" e hanno avuto modo di maturare, possiedono moltissime sfaccettature psicologiche e simbolismi che possono far davvero riflettere. Anzi penso che personaggi come Superman rappresentino i valori delle società che lo hanno conosciuto nel tempo. Sebbene sia un ragazzone grande e grosso, oggi sappiamo che Superman, nonostante la sua natura quasi onnipotente, ha molte fragilità e tormenti. È una figura affascinante a mio avviso. Sicuramente il disegno, aiuta moltissimo a rappresentare le caratteristiche di un personaggio e forse è fondamentale! Un personaggio può essere descritto in un modo o in un altro, ma a seconda d come viene illustrato attraverso la pittura (ma anche in un film) trasmette sensazioni diverse. La rappresentazione grafica di un concetto è più diretta di un semplice messaggio scritto. E' così da sempre e lo è anche oggi.
Italia, Francia e Stati
Uniti d'America.
Tre
mondi e mondi del fumetto diversi per storia e per approccio da parte del pubblico.
Di queste tre realtà, quali sarebbero i pregi che, combinati, renderebbero ideale la tua visione di pubblico e critica?
Non è semplice rispondere e soprattutto non credo ci sia un unica e sempre valida risposta. Non ho mai lavorato per l'Italia quindi, non conoscendo in prima persona questo mercato, non posso esprimere opinioni, tantomeno sul pubblico e la critica. Per quanto concerne Francia e America ,anche se in buona parte già succede, credo che si possa differenziare maggiormente le opere mainstream da quelle più autoriali.
Da artista hai mai
attraversato quel famoso momento a fine opera che ti rende ipercritico su qualche dettaglio, minuzia?
Se si, hai una maniera particolare per
superarlo? Sono sempre ipercritico con me stesso...ma l'esperienza e la
professionalità aiutano a capire che bisogna sempre trovare un compromesso tra quello che vorremmo fare e le deadline. Personalmente non sono uno che facilmente si accontenta (il 90% di
quello che faccio dopo qualche ora lo brucerei AHAHAH!) ma ho imparato a essere
obiettivo.
Secondo la tua visione ed esperienza, dopo questo periodo incerto a livello globale, credi che il mondo del fumetto potrebbe evolvere in qualche direzione specifica?
Credo che in questo periodo il fumetto abbia in realtà consolidato le sue caratteristiche ma, come è sempre accaduto, si evolverà inevitabilmente. Non saprei dire quale direzione prenderà, soprattutto a lungo termine.
Tu sei un artista che lavora con una tecnica tradizionale in un mondo in cui il digitale sembra farne da padrone; cosa pensi dell'arte digitale? Pensi che sia più facile per un artista digitale diventare un professionista in questo settore rispetto ad uno che lavora in tradizionale?
Premesso che so lavorare anche in digitale (alcuni lavori di concept design, per praticità, li ho fatti in digitale), ritengo che una tavola grafica sia solo un mezzo. Quello che conta è la persona che la usa, la sua preparazione e le sue conoscenze (anatomia, prospettiva, colore e così via) e le sue abilità. Saper conoscere un programma non fa di un a persona un artista preparato e competente. Se mancano le nozioni tecniche e artistiche tradizionali, il mezzo digitale non può porre rimedio. Ne sono assolutamente convinto! Inoltre in tanti anni non è mai capitato che mi venisse imposto di lavorare in tradizionale o in digitale (e garantisco che non sono l'unico ad affermarlo). Non parlo solo di fumetti o illustrazioni. L'imprenditore che assume un artista è interessato al prodotto finale, non alle tecniche che usa. Nonostante ciò, ritengo sia indispensabile essere aggiornati e quindi saper utilizzare anche i mezzi digitali
Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Concludi come meglio preferisci…
Ringrazio a voi per l'intervista e spero di aver risposto in modo esauriente alle domande.