Prendete questo articolo come una sorta di prefazione dell’intervista ad Andrea Zicchillo, subito a seguire.
Avrei dovuto fare tutt’altro tipo di articolo, pensavo di tornare su recensioni o un bel “guarda l’ho finito”. Poi, Andrea, mi ha dato un piccolo spunto.
Questo blog parla di passioni, un giorno vorrei anche parlarvi di “punto&cucito”, si, perché una passione è pur sempre una passione.
Era il 2007 e le mie esperienze fuori Campobasso mi avevano messo davanti ad una realtà completamente diversa: perché nella mia cazzo di città non c’è uno stronzo con un'attività ludiconerdfacciamoci4chiacchiere???
Ed ecco lo stronzo, io.
C’era un signore in tv che aveva sempre il motto dei “BAMBOCCIONI”, ed io non volevo essere uno di quelli.
Cazzo, vedi, anche le istituzioni vogliono che fai il grande passo. E cazzo se lo feci.
Volevo unire il lavoro alle mie più grandi passioni e solo grazie all’aiuto dei miei potetti fare quello che solo un pazzo poteva realizzare.
Avevo circa 24/25 anni e mi trovai proiettato in pratiche bancarie, fornitori, locatori, gente che ti proponeva qualsiasi cosa. Ma ormai il mio obiettivo era preciso, dovevo aprire 1UP.
Mi resi conto di quanta brutta burocrazia abbiamo in Italia, tipo quella di pagare l’affitto per un mese senza partire, perché uno stronzo non ti mette un timbro sulla stessa autorizzazione ad aprire.
Ma si, credici, lo dicono anche in Tv: “BASTA BAMBOCCIONI!”.
Ho sempre lavorato nella mia vita ed ero abituato ad uno stipendio, trovarsi a maneggiare tanti soldi e pratiche a quell’età, fu un trauma come pochi.
Ma come dice lo slogan “facile.it, facile.it, facile.it”, io ci credo e non sono un BAMBOCCIONE!
Ricordo la mia prima fornitura per l’inaugurazione, tanta roba, ma davvero tanta.
Con la mia attuale compagna (santa donna) passammo un’intera notte a scartare pacchi ed allestire il negozio, ci trovammo davanti ad una marea di videogames, action figure, fumetti, gadget di ogni tipo. Con la continua tentazione del “questo lo tengo per me” e lei, santa donna, a togliermelo dalle mani, faccia seria e con un “no look” lo poggiava sullo scaffale.
Guardate non ho mai fatto i soldi con 1UP,anzi, però la cosa che mi rendeva orgoglioso era l’aggregazione.
Aggregazione, parola ormai persa (grazie al cazzo, c’è il covid). Ma 1up dalle 9 alle 20.30, accoglieva gente che la mattina marinava la scuola per farsi una partita a Magic o Warhammer, entravano persone per comprare un fumetto ed uscivano con 3 action figure, 1 videogame e con la promessa che sarebbero tornati per capire quello strano gioco con le miniature da dipingere.
Non ero più Francesco, ero “quello di 1UP”, e non vi nascondo che ancora oggi mi chiamano così.
Ovviamente è fisiologico che negozi/locali di questo tipo creino i “fedelissimi”. Erano all’incirca 7 o 8, tra questi anche il buon Andrea.
Pensate, conobbi Andre perché aveva comprato, con suo stupore, un Ninja Gaiden a pochissimo! Era stupito che l’usato all’interno di 1UP non fosse messo sullo scaffale con lo stile di una nota catena di videogames: 70 euro nuovo, 59,90 usato.
Era stupito che se mi avesse portato un gioco usato, non gli avrei mai dato una valutazione di 0,10 centesimi di euro.
1UP era gestito non da me, ma dalla passione, in fin dei conti io ero sempre stato dall’altra parte.
Prima di lasciarvi ad Andrea, voglio ricordare quel periodo con questo aneddoto, che riassume un po' tutto:
Erano i primi mesi di vita e già avevo i miei fedelissimi, al locale mancava qualcosa, quel tocco che avrebbe dato al senso di aggregazione il giusto valore: Games Workshop.
Li contattati, loro furono felici ed anche noi fummo felici.
Il primo ordine era bello tosto, si perché avere il loro corner comportava regole e l’esordio doveva essere al top. Tutto programmato, tutto fatto, l’ordine sarà qui tra una settimana.
Quando arrivò quel giorno, non posso mai dimenticarmi che dalle 9 del mattino arrivarono i miei fedelissimi, pensando che il corriere fosse già lì. La cosa più romantica fu proprio questo: era come se quel corriere dovesse venire lì per loro, come se fosse un loro ordine.
Arrivarono le 13.30, il corriere non passo e la nostra delusione era viva.
“Ragà, io vado a mangiare, ci vediamo dopo” dissi a coloro che avevano gli occhi tristi.
Sembrava che quello a cui non fregava un cavolo, fossi proprio io.
Li ritrovai lì, dove li avevo lasciati, seduti sulla panchina davanti il negozio a sfregarsi le mani.
Ore 16, nulla. Ore 17, nulla. Ore 18, nulla.
“Ragà, qua non arriva nessuno mi sa, dai spariamoci una partica alla WII e non ci pensiamo più”.
Vi giuro, il furgone nero con il logo dorato era lì fuori.
Era buio e il corriere scese dal furgone con angeliche voci gregoriane ed una luce stile Barbara D'Urso lo avvolgeva. Era biondo, occhi azzurri ed aveva una spada. No vabbè, la spada me la sono inventata.
Il cavalie...il corriere aprì con le sue bracca muscolose le pesanti porte sul retro del furgone. Noi eravamo come Nani davanti ad un nuovo tesoro scovato.
Ricordo una lunga esultanza.
Gli anni andarono avanti ed il negozio fu gestito sempre con passione, ma qualcosa mancava: non ero più un BAMBOCCIONE, ma lo stato si era scordato di noi.
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