La foto che vedete qui di fianco, è l’inizio di tutto.
La mia ribellione contro l’umanità parte da questa foto.
In questa foto mi chiedo: “perché”?
Voglio vestirmi come i miei amici dell’asilo, voglio essere un teppista. Eh niente, da buon figlio unico, ero il cocco di mamma e papà.
Prima di andare all’asilo avevo una sorta di tata, si chiamava Adriana, di cui ho un'immagine nebbiosa, qualche ricordo confuso qua e là. Amavo stare in salotto, per terra con le gambe incrociate, il mio succhino alla pera (che ancora oggi adoro), pane e nutella con lo sguardo all’insù; con lo stesso sguardo che ho nella foto qui accanto.
Conoscevo a memoria tutto il palinsesto Rete4, Italia 1, Odeon Tv, Telenorba, Junior Tv. Passavo da un canale all’altro così:
-Ore 7, colazione con caffè e latte, perché dovevo guardare Caffelatte con il pupazzo Vitamina, Roberto Ceriotti e Carlotta Brambilla;
-Dalle ore 8 alle ore 12 andavano in onda le prime quattro ore di Junior Tv. Amavo Junior Tv non solo per i cartoni che trasmetteva, ma soprattutto perché era un mondo per bambini a 360°, a partire dal baby show, notizie, curiosità e poi lui, Cin Ciao Lin un cinese che raccontava barzellette che non facevano ridere, ma io ridevo per il suo modo di ridere.
-Il pomeriggio era dedicato, ovviamente, a Bim Bum Bam, che non ha bisogno di presentazioni;
-Ed ecco arrivare, molto probabilmente, al fulcro di questo articolo, perché ovviamente vi starete chiesti di tutto questo preambolo. Odeon Tv e Telenorba.
Ora, noi bambini degli anni ‘80 abbiamo avuto la fortuna di vivere i cartoni e i giocattoli come non li ha vissuti mai nessuno. Fino a quel momento non esistevano i “personaggi” o gli eroi con un merchandising potente. Le bambine prima degli ‘80 erano ancora abituate a giocare con gli stereotipi della casalinga.
La mia sete di potere e dominio del mondo, nasce dall’esser sempre stato affascinato dai cattivi. Ho la sindrome di Barney Stinson: la convinzione che specifici cattivi, in realtà fossero i veri protagonisti di serie tv, cartoni, film, fumetti, ecc...
In quegli anni eravamo bombardati dalle morali, ogni cartone doveva avere una morale, dovevi per forza essere buono, ti costringevano a vedere Candy Candy e Annette.
Ecco perché, il palinsesto dalle 18 era il più fico di tutti:
-Masters of the Universe;
-BraveStarr;
-Thundercats;
-G.I. Joe;
-Transformers;
-Visionaries.
Bramavo l’armatura di Skeletor, la spada dei Thundercats, cavalcare Trenta Trenta!
Ed eccoci qui, al mio dramma...quello che sto per raccontare, è tutto vero, non è frutto di una mia invenzione e, chiunque voglia, posso fornire testimonianze sull’accaduto (“un giorno in pretura” mode on).
La recita di natale all’asilo è stato uno dei primi eventi traumatici, io insistevo per fare il bambinello, ma niente, non fu possibile. Io spiegai che avevo le carte in regola, ma niente.
Ho passato circa 3 ore vestito da pastorello, mia nonna, se non ricordo male, mi portò un cappotto fatto di vera lana di pecora, indossavo un cappellino di lana, stivaletti ed avevo lo sguardo perso. I miei genitori e mia nonna erano fieri di tale oltraggio...perché io? Io che volevo essere il nuovo Gesù di Eternia.
Arrivò il carnevale ed ero convinto che il mio riscatto fosse vicino, già mi vedevo vestito da Capitan Harlock a rincorrere fresche Candy Candy.
Mio padre mi disse: ”sarai un cowboy”
Un cowboy?!?! Mio dio! Sarò sicuramente lo sceriffo Marshall!!!
Era una domenica e qualcosa andò storto.
Nell'ennesima mia foto qui accanto, patetico tentativo di tenerezza e pietà, ho cercato di farvi capire cosa c’era nella mia testa e cos’è stata la realtà che mi attendeva a poche ore dal mio esordio.
Ora, io capisco vestirmi da sceriffo, ma anche il cappellino di lana? Perché?
“Pà il cappellino di lana no! Non lo metto gli sceriffi!”
“Guarda mo eh, eh!”
“Ma non esistono sceriffi con il cappellino di lana!”
“Guarda che mò, non te lo dico più eh..!!!”
“Ma pizzica!”
All’ennesimo “mò, eh”, capì che non c’era nulla da fare.
Ero fiducioso, l’anno proseguì sempre tra battaglie immaginarie nella mia cameretta, scambi di giocattoli, il mio primo Commodore, ma guardando sempre al mio riscatto, che sarebbe prima o poi arrivato con il carnevale successivo.
“Quest’anno sarai Rambo!” Esclamò mio papà.
Erano usciti Rambo 1-2-3, ho un ricordo di uno di questi visti all’Savoia, quando era anche cinema, con il mio papà.
Cazzo, avrà capito la lezione, Rambo l’ha visto pure lui! Io già ero pronto a rincorrere fresche Lamù.
Il Rambo che uscì di casa quella Domenica era un effemminato, gellato, pulito, con segni di guerra da far invidia a migliori Village People.
“Ok tutto! Ma toglimi sto tappo dal mitra!”
“Guada mo, eh!”
“Ma un mitra con sto coso rosso non si è mai visto!”
“Francesco! E’ pericoloso”
“Ma non fa neanche Tatatatata!”
Mi ero esercitato per giorni con l’imitazione di Rambo: “Uha Uha Uha Uha Uha!”
Comunque la mia vendetta era vicina.
Questo ultimo aneddoto è tratto dai racconti di mia mamma:
“Era il giorno di carnevale e Francesco mi disse che c’era una festa a scuola. Lo facemmo felice e si vestì da Batman (Mà, precisiamo, il Batman di Adam West). Si vabè, quello...
Arrivati a scuola, era l’unico vestito da carnevale. “
Non ricordo se dissi una bugia ai miei genitori....
“La cosa assurda è che, i giorni seguenti, continuò ad indossare il vestito di Batman per casa, non voleva più toglierselo”.
Quando mia mamma racconta questo aneddoto, mi chiedo sempre se quello potesse essere un mio modo di rivincita. Vedendo Batman Animated Series su Italia 1, volevo per una volta essere come quel mito, si, forse durò un po' troppo, ma davvero mi sentivo me stesso.
Sapete che vi dico? Ringrazio i miei genitori, perché nel momento in cui si sono imposti con quei vestiti di carnevale, mi hanno fatto capire che, in fin dei conti, la diversità, esser fuori da ogni stereotipo, non far parte della massa...non è poi così male.
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